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“I ragazzi hanno l’intelligenza nelle mani”, don Bosco è sempre attuale: quei giovani salvati dalle scuole professionali

Le scuole professionali statali o i centri di formazione regionale continuano a rappresentare dei saldi punti di riferimento per i giovani con meno risorse o con storie personali difficili. Ma anche per i giovani stranieri, che arrivano dall’estero in solitudine o in famiglia: quasi sempre, infatti, per chi arriva da fuori Italia le speranze di riscatto si scontrano con seri problemi di conoscenza della lingua, di integrazione e di ricerca di un valido percorso personale e poi anche professionale. In questi casi, la formazione scolastica, in connubio con il mondo del lavoro, può essere la chiave per superare questo scoglio.

Il lavoro dopo lo stage

Così è andata per Yden, arrivato dall’Etiopia con il padre ed i fratelli nel 2001 raggiungendo la madre che già era in Italia. Nel 2006 è entrato nella casa-famiglia Borgo ragazzi Don Bosco di Roma e grazie agli educatori ha potuto frequentare per tre anni la scuola professionale dei Salesiani, ha ottenuto un posto in stage all’interno di un’azienda leader nella produzione di cavalletti per la quale ora lavora come tornitore.

“All’inizio – racconta Yden – non è stato semplice rapportarsi con gli altri, con i miei coetanei, soprattutto a causa dell’ostacolo linguistico. Trascorsi i primi anni in Italia però sono riuscito ad integrarmi: ora ho amici e persone che mi aiutano e sostengono.”

“È necessario creare dei percorsi personalizzati”

“Quella di Yden è la storia di tanti ragazzi – spiega don Enrico Peretti, direttore generale del Cnos-Fap – che hanno potuto frequentare i centri di formazione professionale salesiana dove il singolo centro è un saldo punto di riferimento. L’essenziale per non perdersi è credere nelle proprie potenzialità e nella comunità cristiana, così come in generale nella società civile,  che alla fine ha la possibilità di accogliere questi ragazzi come grandi risorse”.

Il principio di base dei salesiani rimane sempre quello di don Bosco: “I ragazzi hanno l’intelligenza nelle mani”.

Don Enrico Peretti ne è convinto: “È necessario creare dei percorsi personalizzati in cui il ragazzo possa fare esperienze di vita, anche e soprattutto attraverso l’ambiente lavorativo, sviluppando personali valori. In questo contesto di inclusione sono gli stessi ragazzi a crescere l’uno grazie all’altro sempre sostenuti dagli educatori.

“Fondamentale non farsi trasportare su altre strade e impegnarsi nello studio”

Yden, alla luce di questa esperienza, si sente di dare un consiglio ai tanti coetanei in cerca della loro strada personale e occupazionale: “Sono stato aiutato tanto dagli educatori, li ho ascoltati e mi sono fidato. È importante non farsi trasportare su altre strade e impegnarsi nello studio. Grazie alla scuola sono stato assunto, dopo un periodo di stage, nell’azienda Cartoni S.p.a.”.

“Era bello però perché comunque alla mattina ogni tanto, se volevo, potevo giocare a pallone con gli amici chiedendo un permesso e recuperare poi le ore di lavoro al sabato”.

Convegno il 6 aprile a Brescia

Su questo tema, il 6 aprile a Brescia si svolgerà un convegno nazionale, dal titolo “LE NUOVE FRONTIERE DELLA FORMAZIONE. Giovani, network, alleanze”: l’evento – organizzato dal CNOS-FAP, Università Cattolica di Brescia – Facoltà di Scienze della Formazione, Laurea magistrale in Progettazione pedagogica, in collaborazione con Forma e CEI – Settimane Sociali –  si terrà presso Università Cattolica del Sacro Cuore Contrada di Santa Croce, 17 dalle ore 9.30 alle 17.00.

Al centro dell’incontro la formazione professionale a impronta salesiana in Italia, le storie dei giovani protagonisti e dei loro educatori, le materie di studio e l’educazione “umana” e spirituale assieme.

Alessandro Giuliani

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