Attualità

I ragazzi italiani non sanno più leggere. Quale è la possibile cura?

I ragazzi non sanno più leggere come una volta.

A denunciare questa drammatica situazione sono i dati Ocse Pisa (Programme for International Student Assessment), diffusi il 3 dicembre dove emerge che appena il 5 per cento degli studenti italiani di 15 anni è capace di distinguere in un testo tra fatti e opinioni, come dire che il 95 per cento di loro non sa leggere nel senso vero del termine. E siamo al 23esimo posto su 29 Paesi analizzati!

Non esiste più la scuola di una volta che insegna come prima cosa a saper leggere e scrivere? Leggendo i dati sembra proprio di no. Eppure la soluzione sembrerebbe facile, applicare giorno dopo giorno l’insegnamento dell’alfabeto italiano in tutte le sue sfaccettature.

I dati parlano chiaro: in quanto a capacità di lettura i quindicenni italiani hanno totalizzato 476 punti contro la media di 487, agli stessi livelli in sostanza dei propri coetanei di venti anni fa.

A livello internazionale i risultati dell’Ocse hanno evidenziato le grandi performance dei Paesi Asiatici mentre il 70% dei 79 Paesi partecipanti non ha migliorato le proprie prestazioni

L’Italia ha raggiunto risultati sotto la media Ocse in particolare su Lettura e Scienze, mentre invece si è mantenuta stabile sulla matematica.

Si confermano le preferenze dei ragazzi per matematica e scienze e delle ragazze per lettura, mentre dato particolare , in Italia si è persa una maggiore quantità di tempo scuola che nei paesi Ocse a causa di assenze ed indisciplina di classe, mentre gli studenti sono passati da 2 a 4 ore (di cui 1 mediamente a scuola) su Internet rispetto a Pisa 2012.

Ma proviamo a capire quali possono essere i motivi di questa situazione.

Oggi la scuola è diventata una sorta di marketing. Ogni gennaio impazziscono gli Open day dove ogni Istituto prova a tirarti per la giacchetta proponendo a genitori e studenti ogni tipo di progetto, attività extra curricolare, laboratori. È tutta una ricerca ad accaparrarsi studenti fin dalle scuole medie. Nessuno che si preoccupi di illustrare l’attività didattica di base, come intendono ad esempio insegnare ai bambini la nostra lingua. Come se questo aspetto fosse ormai una “comodity” di tutto il percorso formativo.

Il secondo aspetto riguarda il tempo dedicato alla lettura. Tante materie, tanti compiti a casa e alla fine si dedica poco tempo alla sana lettura di un libro.

Perché non provare a fare dei concorsi interni ad esempio sulla capacità di lettura e di comprensione di un testo o ancora sulla capacità di leggere davanti ad un pubblico?

Dino Galuppi

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