Nel tormentato iter della riforma d’Accademie di belle arti e Conservatori di musica, dopo una battaglia ventennale conclusasi da oltre un anno con il varo della relativa legge, si registra ancora un ritardo inspiegabile nella fase più delicata, quella della concreta attuazione. Si è costituito il CNAM provvisorio, organo consultivo, delegato ad esprimere pareri necessari su tutta la vicenda della riforma. Le persone che compongono quest’organo, sono state elette tra docenti, direttori e studenti di Accademie e Conservatori, ed hanno quindi titolo, per la competenza specifica, ad esprimere motivati pareri sui regolamenti che devono essere approvati. Nonostante che il Consiglio nazionale sia stato eletto da circa un anno, le bozze ministeriali sono state trasmesse e rese note poco prima dello scorso Natale. Su questi regolamenti si sono appuntate le attenzioni del mondo accademico, perché il testo, in molti punti carente ed ambiguo, necessitava di alcune correzioni.
Il CNAM, comprensibilmente, ha espresso le proprie osservazioni in merito motivando i propri pareri. Il testo così integrato è stato rinviato al Ministero dell’Università per il successivo iter. Sorprende quindi la notizia che da parte del Ministero nessun peso sia stato dato alle pur giuste osservazioni dell’organo consultivo e il testo nella versione originale, (senza alcun emendamento e modifica) sia stato inviato al Consiglio di Stato, per il proseguimento dell’iter.
Quando questi regolamenti, quello sui Conservatori e quello sull’autonomia saranno definitivamente approvati, non saranno sciolti molti dubbi e le ambiguità resteranno.
Si può dire quindi che da una legge di riforma deludente e, per molti aspetti ambigua, prendono vita dei regolamenti incompleti che, per giunta, peggiorano quanto emergeva dalla legge stessa.
I difetti della legge sono riferibili essenzialmente a due punti: la mancata ed esplicita previsione del titolo di studio che questi Istituti di alta cultura rilasceranno (la laurea), e la mancata previsione di qualsiasi nuovo inquadramento dei docenti i quali saranno inseriti in un ruolo ad esaurimento.
La delusione degli studenti è quindi enorme. Non si sa ancora quando un apposito provvedimento potrà disporre “l’equipollenza” alla laurea ai fini dell’inserimento nel mondo del lavoro. I docenti non vedono alcun miglioramento nella riforma, poiché nessun elemento caratterizzante, interverrà positivamente sul loro profilo professionale.
Le istituzioni in parola, in assenza di un ripensamento globale della riforma, non verranno quindi potenziate ma, in maniera definitiva, danneggiate. Per questi motivi, poiché è facile prevedere che questa riforma non risolverà alcun problema delle Accademie e dei Conservatori, ma anzi ne creerà di nuovi, nessuno ha fretta di attuarla.