I rischi e i nuovi scenari della “chiamata diretta” voluta dal ministro Stefania Giannini

L’attuale ministro Stefania Giannini vuole riformare il sistema di reclutamento del personale scolastico statale (Un’idea di Valentina Aprea assessore all’Istruzione della Regione Lombardia quando era Presidente della VII Commissione Cultura ed Istruzione della Camera dei Deputati sotto il governo Berlusconi, successivamente portata avanti con Formigoni in accordo con Francesco Profumo sotto il governo Monti… ma non ci sono mai riusciti).

Ai non addetti ai lavori potrebbe sembrare una soluzione ottimale, le lamentele di molti genitori verrebbero pericolosamente ascoltate (immaginate se un genitore dovesse dire ad un chirurgo come operare… nella scuola avremmo genitori “tuttologi” con il potere di decidere le sorti di un insegnante grazie al nuovo Consiglio d’Istituto in mano ai privati).
Il rischio di una nuova “inquisizione” culturale è dietro l’angolo. Gli insegnanti statali, per alcuni politici e per Comunione e Liberazione, dovrebbero fare la fine dei templari, questo “Ordine” dei professionisti della didattica… e non lavoratori della conoscenza deve essere eliminato, perché sono un ostacolo alla privatizzazione del sistema d’istruzione italiana, insomma avanti con le idee liberal-reazionarie di questa politica gestita da venditori di fumo e banchieri!
Dietro questo scenario post medievale-stalinista esiste purtroppo la verità puramente economica… tagliare 100 miliardi di euro… alla scuola statale grazie a: “La chiamata diretta dei prof e degli ata”. Ribaltando il sistema scolastico, portando quello paritario pubblico e privato come sistema primario rispetto all’istruzione statale che verrebbe per gradi unito a quello della formazione professionale regionale.
Privatizzare tutti i licei scientifici e classici e trasformarli in light (quattro anni) dove per accedere bisognerà pagare rette altissime ad uso e consumo dei figli di papà… con la banconota di 500 euro sempre in tasca… mentre l’area tecnica e professionale passerebbe alle singole regioni, trasformando l’istruzione nazionale in istruzione regionale a chiamata.
Proviamo ad immaginare cosa potrebbe succedere se il governo del Premier Renzi (in accordo con i soliti sindacati consenzienti) dovesse riformare il sistema di reclutamento del personale abolendo le graduatorie nazionali per l’insegnamento mantenendo solo quelle locali(provinciali-regionali) d‘istituto.
Ecco i rischi che i docenti e il personale ata del comparto della scuola pubblica statale andrebbero incontro:
1) Eliminazione graduale del tempo indeterminato.
2) I “nuovi” docenti avrebbero solo contratti a termine per dieci mesi, stipendi più bassi di quelli attuali di almeno 200 euro, in una fase successiva i contratti verrebbero definiti dalle agenzie interinali oppure con l’obbligo di apertura della partita Iva.
3) Definizione dei contratti tipo formazione professionale con il rischio di ricevere il pagamento degli stipendi dopo 10 mesi a fronte di una rendicontazione annuale e in base ai fondi “reali” presenti in istituto.
4) Cancellazione delle ferie, meno diritti e meno malattia riconosciuta.
5) Cancellazione della libertà di insegnamento. I docenti dovranno “lavorare” invece di insegnare oltre alle ore di insegnamento dovranno occuparsi di “supportare” la segreteria didattica (che verrebbe decimata) sempre sul modello della formazione professionale.
6) Gli insegnanti con oltre 25 anni di insegnamento verranno spostati sull’area di tutoraggio, in pratica dovranno supportare le classi per 24-28 ore alla settimana per tutte le attività dai progetti, all’area amministrativa didattica, rapporti con le famiglie e definizione di tutte le operazioni degli esami di stato, una sorta di coordinatore di classe con funzioni amministrative e responsabilità anche sui docenti dell’intero consiglio di classe, una sorta di kapò!
7) Licenziamento dei docenti (a tempo indeterminato) se non dovessero seguire le “indicazioni” dei dirigenti
8) I professori a contratto determinato che si lamenteranno non verranno più riconfermati e rimarranno a casa senza lavoro.
9) Cassa integrazione per gli insegnanti assunti a tempo indeterminato o proposta di riduzione di stipendio e apertura della partita Iva come libero professionista.
10) Riduzione degli obiettivi minimi di apprendimento nelle classi.
11) Non esisterà più la bocciatura perché è un costo per la scuola.
12) Trasformazione dei laboratori in percorsi didattici pratici a pagamento da offrire alle cooperative del territorio con la totale cancellazione della tabella C ( tutta l’area laboratoriale e dei docenti madre lingua straniera).
13) Insegnamento delle lingue a pagamento.
14) Risparmio per le casse dello Stato di oltre 100 miliardi.
15) Aumento della spesa procapite per le famiglie di 200-400 euro (per supportare gli istituti scolastici, una sorta di retta obbligatoria.
16) Ultimo rischio ma non meno importante di tutti gli altri… l’incapacità di molti Presidi “dirigenti” di gestire in modo imparziale le scuole statali trasformando il sistema scolastico in una “grande famiglia” mafiosa… (basta seguire le indagini a Napoli… graduatorie bloccate, temi sequestrati e il sospetto di una raffinata macchinazione per pilotare le nomine dei dirigenti scolastici in Campania: la Procura di Napoli (pm Ida Frongillo, aggiunto Alfonso D’Avino) accende i riflettori sul concorso per esami e titoli conclusosi il 18 febbraio scorso per il reclutamento di 224 dirigenti scolastici per la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, e per le istituzioni scolastiche educative).
Insomma il futuro della scuola statale è a rischio.
Il Ministro Stefania Giannini dovrebbe ricordare il pensiero di Nelson Mandela: “L’istruzione è il grande motore dello sviluppo personale. È attraverso l’istruzione statale che la figlia di un contadino può diventare medico, che il figlio di un minatore può diventare dirigente della miniera, che il figlio di un bracciante può diventare presidente di una grande nazione.”
Un popolo senza dignità, povero ed ignorante è più facile da comandare… vero Ministro?
I lettori ci scrivono

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