I robot saranno la nostra sfida del futuro. Sono sempre più numerosi gli studi e le analisi degli esperti sul tema per capire che tipo di impatti avranno i robot sulla nostra società e sul vivere comune sia dal punto di vista tecnologico che etico.
Sono diversi gli aspetti rilevanti che meritano una riflessione. Uno di questi temi è quello relativo alla ricerca dell’equilibrio tra Innovazione ed occupazione. La storia ci insegna che le innovazioni tecnologiche ci sono sempre state (anche se non con la stessa rapidità degli ultimi anni) e se inizialmente hanno bloccato la crescita dell’occupazione alla fine dei conti, vuoi per la nascita di nuove professionalità, vuoi per lo sviluppo economico portato dalla nuova innovazione, il saldo occupazionale alla fine è sempre risultato positivo.
Molto interessante da un punto di vista etico l’analisi fatta dall’economista Marco Magnani nel suo libro “Fatti non foste a viver come robot”, in cui spiega come “ci sia il rischio di sempre maggiori ineguaglianze sociali, di una crescita di produzione a cui non corrisponde un aumento occupazionale”, perché secondo l’esperto la vera sfida sarà legata alla capacità di gestire nel migliore dei modi questo periodo di transizione, dove il progresso tecnologico consentirà, se opportunamente gestito, di creare nuove professioni a valore aggiunto, quelle per intenderci che hanno bisogno di analisi critica di applicazione e competenze sui soft skills.
Una delle soluzioni possibili è nell’investire fortemente sia nella tecnologia che in formazione scolastica, per poter “governare il cambiamento” per dirla come Magnani. Molti dei lavori e delle professioni che saranno chiamati a svolgere in futuro i bambini che oggi siedono sui banchi delle elementari non esistono ancora, e non possono neanche essere immaginati.
Per questo è importante il ruolo della formazione, chiamata a farsi carico di preparare e formare le persone a tutti i possibili cambiamenti La scuola è un campo in cui l’innovazione tecnologica può offrire l’opportunità di allargare l’accesso all’istruzione (si pensi ad esempio alla didattica a distanza) e di migliorare l’insegnamento stesso rendendolo più efficace attraverso l’utilizzo degli strumenti multimediali che i ragazzi frequentano già anche per conto proprio.
La consapevolezza che tutti noi dobbiamo avere è in ogni caso sono le persone che fanno la differenza, senza il pensiero autonomo dell’uomo la tecnologia non potrà mai fare la differenza.
Si deve puntare invece ad una collaborazione intelligente tra uomini e macchine, gli esseri umani devono essere messi nelle condizioni di utilizzare la tecnologia per aumentare la produttività, ma anche per lavorare meglio e migliorare la qualità della propria vita.
Il terzo rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale realizzato in collaborazione con Credem, Edison, Michelin e Snam, parla di 7 Milioni di italiani che hanno paura di perdere il posto di lavoro a causa dell’innovazione. Paure legittime che però vanno affrontare e gestite nella logica del cambiamento che abbiamo accennato prima, mentre è importante guardare alle nuove opportunità di chi lavora nelle nuove tecnologie: nuove professioni e stipendi elevati.
È ovvio che pensare di rimanere ancorati alle proprie competenze, professionalità ed attività per tutto l’arco della vita lavorativa è ormai utopia. Ognuno di noi deve entrare nell’ottica che siamo entrati nell’era della formazione continua. La scuola per tutti noi è sempre aperta!
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