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I Sette Nani? Buzzurri. Cancellateli da Biancaneve

Biancaneve senza pace. Una delle più belle e note fiabe dei fratelli Grimm ancora una volta sotto inchiesta per causa dei Sette nani questa volta, che sarebbero violenti e buzzurri, e dunque da cancellare dalla fiaba e a maggior ragione dal film animato di Walt Disney a cui, quando uscì, nel 1938, furono conferiti premi (1 Oscar) e riconoscimenti vari, a parte i record di incassi e di pubblico.

Già qualche anno addietro un gruppo di femministe pedagoghe americane puntarono il dito contro il Principe azzurro il cui bacio a una dormiente è un segno evidente di stupro e di violenza. Infatti il bel ragazzo, fra l’altro provvisto di uno spadino quasi infantile e di una mantellina effeminata, invece di capire cosa era successo alla bella addormentata, si avvicina e proditoriamente la bacia sulla bocca, senza dunque avere il consenso della donna. Dunque per loro quella fiaba non aveva motivo di essere letta a scuola né si doveva mostrare ai ragazzi il film animato: troppa violenza in quel gesto.

Superata quella fase, nel senso che forse è stata dimenticata, ne viene fuori ora un’altra, altrettanto inquietante e che fa riferimento a quei simpatici Sette nani che si affannano per rendere la vita facile alla giovane ragazza, odiata dalla matrigna e da lei condannata a morte con la mela avvelenata.

Detto per inciso che in origine, nella prima edizione delle “Kinder- und Hausmärchen” dei fratelli Grimm, tutte le matrigne delle fiabe erano mamme e che fu l’unanime sdegno della luterana borghesia tedesca a far cambiare loro l’oggetto dell’odio, cosicchè divennero matrigne;

Ritornando ai sette nani della fiaba, essi sarebbero “sette coattoni, buzzurri, violenti, misogini e soprattutto avidi trafficanti di diamanti”.

La pagina della cultura della Stampa si sbizzarrisce sulle “figure ambigue dei Sette Nani” che, per l’estensore del pezzo, andrebbero messi al bando come una “cosca di malavitosi”. 

Ma non solo, oltre ad avere vandalizzato con le loro statuine in gesso o plastica interi parchi e giardini, deturpando il paesaggio, nessuno ha fatto caso che “i sette energumeni” hanno sequestrato “una ragazza minorenne con ambizioni da principessa per farne la loro serva”. L’hanno in altre parole schiavizzata, obbligandola “alle mansioni più umili (…) Oltre che provvedere di persona alla loro animalesca igiene intima”.

Papponi, anche dopo la morte della giovane, invece di seppellirla, la “mettono in vetrina, cercando probabilmente di lucrare ancora una volta sulle perversioni di un giro di necrofili che si aggirava per quella foresta in cerca di emozioni proibite”.

Come quel principe che per caso, “quando la vede immobilizzata nel rigor mortis, improvvisamente si sente libero dalla sua ansia di prestazione e, seppur con una certa riluttanza, la bacia. Lei si sveglia, lui la fa salire sul suo cavallo e guidandolo per la cavezza si incammina verso il tramonto. Il castello fatto di nuvole che si intravede nell’ultimo frame non può che lasciarci con il fondato sospetto di un millantato principato. Biancaneve è sicuramente caduta dalla padella alla brace”.

Pasquale Almirante

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