I Sindacati devono sburocratizzarsi e non devono essere al servizio dei loro apparati, delle loro nomenclature ma dei lavoratori.
Oggi i sindacati si sono istituzionalizzati, prevale la struttura sull’azione e il cambiamento, hanno perso il contatto con la base, nel nostro caso i lavoratori della scuola.
Sono centri di potere. Un po’ quello che è successo al PD e ad altri partiti. In questo è la crisi dei sindacati e dei partiti.
Oggi i sindacati sopravvivono per le consulenze e i servizi che danno agli iscritti, possono pure avere il 60% di iscritti tra il personale della scuola e avere il 98% dei voti alle RSU, ma la loro immagine si è appannata, lo dimostrano le critiche che ricevono nei social e nelle assemblee. Critiche sterili, come volete, ma critiche.
Il rapporto con la base è solo finalizzata all’iscrizione e al voto per le RSU ogni tre anni per rinforzare l’apparato.
Quindi i sindacati dovrebbero rinnovarsi dall’interno.
Io credo ad esempio che gli esoneri dovrebbero essere a carico del sindacato e non dell’amministrazione di appartenenza che è la controparte nelle relazioni sindacali a livello centrale e decentrato.
Che le iscrizioni dovrebbero avere la durata di un solo anno e non dovrebbero tacitamente rinnovarsi a meno che sopravvenga la disdetta dell’iscrizione, una procedura anche questa da semplificare. Che la rappresentatività dovrebbe essere sganciata una buona volta dalle elezioni delle RSU e verificato in una elezione di rango nazionale a ogni scadenza contrattuale, attraverso elezioni on line.
Basterebbero queste tre semplici azioni e i sindacati inevitabilmente cambierebbero e sarebbero più incisivi e sicuramente più vicini agli iscritti.
Ci vuole poco per cambiare le cose, ma i sindacati non vogliono cambiare.
Scuola Bene Comune