Più di 20mila le persone a Reggio Calabria alla manifestazione organizzata dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. Una manifestazione imponente a carattere nazionale per richiamare la necessità che il Sud sia al centro delle politiche di sviluppo del governo.
All’evento partecipano anche i segretari nazionali delle organizzazioni sindacali: Annamaria Furlan (Cisl), Carmelo Barbagallo (Uil), Maurizio Landini (Cgil).
Sono presenti anche i segretari generali nazionali di Flc Cgil, Francesco Sinopoli, Cisl scuola, Maddalena Gissi, e Uil scuola, Pino Turi,
La parola d’ordine è lavoro e il titolo della manifestazione in riva allo Stretto è “Ripartiamo dal Sud per unire il Paese”.
Sono arrivati da Foggia, Bari, Napoli, Molise, Sicilia e Torino. Molti sindaci e tanti rappresentanti istituzionali e politici nazionali e locali.
Le parole dei sindacati
Maurizio Landini, Cgil
“C’è un arretramento di tutto il Paese rispetto all’Europa e non solo. Per noi l’Italia va unita e non divisa. Basta con le logiche dell’autonomia differenziata, che aumentano ancora di più le disuguaglianze. C’è bisogno di fare investimenti sia in infrastrutture materiali ma anche in quelle sociali e serve una politica industriale. Noi ripartiamo da qui per unire concretamente il Paese. Le differenze sono enormi ma per ripartire da questa importante area del Paese bisogna dare seguito ad un Piano straordinario di investimenti per creare lavoro e realizzare uno sviluppo vero che duri nel tempo”.
Carmelo Barbagallo, Uil
“Io c’ero nel 72, ci sono stato nelle lotte per la democrazia contro il fascismo, contro le brigate rosse, contro tutte le mafie, ma abbiamo bisogno di riprendere l’economia. Cristo si è fermato ad Eboli e l’alta velocità a Salerno; questo da la dimensione di come il Mezzogiorno sia ancora abbandonato. Bisogna fare investimenti pubblici e privati per rilanciare l’economia e fare le infrastrutture. Basterebbe mettere in sicurezza il territorio per avere prospettive di rilancio, purtroppo invece dobbiamo piangere sempre morti sul lavoro per la scarsa capacità di dare sicurezza al lavoro e dobbiamo avere sempre una prospettiva sbagliata non utilizzando le risorse economiche europee che non spendiamo fino in fondo”.
Annamaria Furlan, Cisl
“Se il Governo non cambia la sua linea economica lo sciopero generale è sempre più vicino. E’ l’ultimatum lanciato dalla leader della Cisl, Annamaria Furlan, oggi in piazza a Reggio Calabria per la manifestazione nazionale dei sindacati ‘Ripartire dal sud’ -. Se il Governo cambia la linea economica e mette al centro crescita e lavoro invece di una flat tax che premia le famiglie più ricche lo sciopero generale non sarà necessario. Se invece continua a parlare d’altro useremo tutti gli strumenti che abbiamo per far cambiare questa traiettoria. E’ inaccettabile che dopo tanti sacrifici fatti dagli italiani e dalle italiane durante la crisi più grave della nostra storia questi sacrifici si disperdano perché non ci si concentra su crescita e lavoro. Questa di oggi è una manifestazione imponente. Migliaia e migliaia di donne, di uomini e soprattutto giovani giunti da ogni regione del Mezzogiorno e anche dal resto d’Italia, con la loro presenza, lanciano un messaggio al Governo che non può essere ignorato: l’Italia non esce dalla crisi senza lo sviluppo del Mezzogiorno”.
Il divario tra Sud e il resto dell’Italia
L’Italia è penultima in Europa per tasso di crescita del Pil, e nel Mezzogiorno il Pil pro-capite è inferiore del 45% rispetto al Centro-Nord, denuncia la Cgil.
La disoccupazione è tra i livelli più alti della Ue, e nel Sud è al 19,4% contro il 6,8% delle regioni settentrionali, l’inattività è al 45,5% rispetto ad una media nazionale del 34,3%. Al Sud coloro che abbandonano le scuole sono il 20%, il doppio del Nord, e solo il 5,4% dei bambini può usufruire dei servizi per l’infanzia contro il 17% dei loro coetanei che vive al Nord. Inoltre, nelle regioni meridionali i posti letto per sanità e assistenza sono un terzo di quelli del Nord, crescono quindi le migrazioni sanitarie, e le famiglie in povertà assoluta sono il 10%, a fronte del 5,8% del Nord e del 5,3% del Centro.