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I sindacati minori contro le 24 ore: dal 5 al 10 novembre della didattica rimarrà solo il… Profumo

Si susseguono le iniziative di protesta contro l’innalzamento a 24 ore dell’insegnamento settimanale dei docenti della scuola media e superiore. Si va da quelle che si svolgeranno a livello di singolo istituto fino allo sciopero, con manifestazione nazionale a Roma, del 24 novembre.
Tra le contestazioni più originali spicca senz’altra quella avviata da una serie di sindacati – Unicobas Scuola, USB-Scuola, ANIEF, USI Scuola, CUB-Sur, Orsa Scuola e Università e SAB – che a seguito di un incontro tenuto il 24 ottobre a Roma hanno deciso di avviare un settimana di didattica essenziale, priva cioè di tutte quelle attività non obbligatorie che però rendono la scuola funzionale agli obiettivi che si prefissa.
I giorni dello sciopero “bianco”, preannunciati come anticamera dello sciopero del 16 novembre proclamato dall’Unicobas, sono quelli che vanno dal 5 novembre (in concomitanza con il relativo dibattito parlamentare) al 10 novembre. L’iniziativa si chiamerà, ispirandosi al ministro dell’Istruzione, “Profumo… di didattica”.
i sindacati organizzatori della settimana alternativa spiegano che l’iniziativa consisterà nel non partecipare a tutte le attività legate all’ampliamento dell’offerta formativa ed alla riuscita delle attività didattiche: incarichi per la realizzazione del Pof, corsi di recupero, sportelli didattici e di supporto, disponibilità ad accompagnare gli alunni ai viaggi di istruzione. Queste, infatti, sono tutte attività non obbligatorie, dalle quali è possibile astenersi. Inoltre, l’iniziativa prevede assemblee dei lavoratori aperte a studenti e genitori.
 “La conseguenza delle attività di lezione in aula – spiega l’Anief attraverso un proprio comunicato – sarebbe quella di abbassare il livello qualitativo della didattica che – tanto per essere chiari anche verso qualche illustre rappresentante istituzionale dell’istruzione, ormai da anni lontano dalla cattedra – è cosa molto diversa dal presentarsi in classe e declamare i principi della propria scienza, senza badare a chi, tra gli studenti, ha bisogno di maggiore cura”.
Anche riguardo alle attività obbligatorie di insegnamento, l’invito dei sindacati è quello di “limitarsi per quella settimana al livello di qualità didattica che sarà possibile fornire in futuro con 24 ore di lezione in classe ed una cinquantina (almeno) di ragazze e ragazzi in più da seguire. Studenti e studentesse di cui riusciremo forse ad imparare i nomi ed a leggere nei loro occhi la delusione per un futuro tradito”.
L’organizzazione di Marcello Pacifico è convinta che con l’incremento a 24 ore dell’orario di lezione rappresenta un ulteriore indebolimento della qualità dell’istruzione pubblica in Italia. Solo “chi potrà permetterselo, si pagherà le ripetizioni private. Tutti gli altri, invece, non potranno far altro che ripetere l’anno, abbandonare la scuola oppure iscriversi a qualche diplomificio, per il quale i finanziamenti si trovano sempre. In sostanza, della didattica – conclude l’Anief – resterà solo il… Profumo”.
Alessandro Giuliani

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