In quest’ultimo scorcio dell’anno scolastico praticamente tutti i sindacati-scuola hanno indetto giornate di sciopero. I Cobas, Unicobas, Gilda e altri sindacati di base hanno deciso che il 12 maggio tutto il personale scolastico potrà astenersi dal lavoro. Otto giorni dopo ( il 20 maggio ) invece è stato indetto lo sciopero da parte dei confederali. Emerge subito la divisione sindacale che invece di convergere su una data hanno deciso illogicamente di presentarsi più deboli di fronte al governo, confermando il detto del “Divide et impera”. Ma la divisione esiste anche nei contenuti, soprattutto sul peso dato al superamento della L.107/15, più marcato tra i Cobas e altri, meno tra i confederali. L’unico elemento in comune è il rinnovo del C.C.N.L.
Bene, cosa penso delle due iniziative: utili per i sindacati per verificare il loro “peso”, inutili perché non porteranno a nulla e onerose solo per i docenti.
E’ storia di questi ultimi anni che tutti gli scioperi indetti non hanno portato a nulla. L’ultimo contratto economico risale al 2009, mentre quello giuridico, firmato più di quindici anni fa ormai è un documento in più parti aggiornato dalla Legge Brunetta.
La ” Buona Scuola” è legge dello Stato ed è fatto obbligo rispettarla. Il suo iter legislativo è stato rallentato, ma non bloccato dal grande sciopero del 5 maggio 2015, che secondo alcuni non è stato tesaurizzato adeguatamente dai sindacati confederali.
Detto questo, i sindacati devono trovare un’altra strategia per superare l’effetto “punturina” al potere che riesca a ricompattare la categoria docente ormai amorfa e disunita. Sul primo scenario basta presenziare le assemblee sindacali e contare i presenti. Sul secondo elemento è sufficiente riflettere sulle divisioni che esistono tra noi docenti. E si chiamano accettazione praticamente gratis dell’incarico di commissario concorsuale, di Animatore Digitale…..
Ricordo che nel 1990 ottenemmo un aumento contrattuale del 23%, grazie ad una forte e coesa mobilitazione. Poi arrivò la legge 146/90, che regolamentò il diritto allo sciopero, rendendolo subalterno al diritto all’istruzione. Il disposto fu approvato anche con la complicità silenziosa dei confederali che lo intesero come un provvedimento anti-Cobas.
Se le parti sociali non faranno autocritica che li porti a proporre percorsi nuovi, rischiano l’estinzione per la convergenza di un doppio fattore: governativo che tende a eliminare le intermediazioni, e dei rappresentati che ormai stufi del solito spartito arriveranno molto presto a strappare o a non rinnovare le loro tessere.
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