Il Miur non vuole ascoltare consigli e tira dritto per la sua strada, senza preoccuparsi delle conseguenze della rottura del dialogo con tutti i sindacati.
Infatti nell’incontro di ieri 10 novembre, tra Miur e sindacati della scuola, con all’ordine del giorno i criteri per la definizione degli ambiti territoriali ed il calendario per la prosecuzione della trattativa, è subito emersa una distanza abissale tra gli intenti dell’Amministrazione ad applicare pedissequamente la legge 107/2015 in tema di mobilità e la posizione cauta e volta a tutelare i diritti acquisiti dei docenti da parte dei sindacati.
Si potrebbe parlare già dell’impossibilità di arrivare alla stesura di un contratto sulla mobilità condiviso. Forse per la prima volta il contratto sulla mobilità sarà un atto unilaterale del Miur senza le firme delle principali organizzazioni sindacali nazionali.
Un atto gravissimo che non ha precedenti e che non rimarrà senza conseguenze. Se così dovesse andare, immaginiamo che gli uffici legali dei sindacati affileranno le armi per impugnare il contratto, facendo emergere alcune gravi contraddizioni della stessa legge 107/2015. Quali sono i punti contestati di questa difficile contrattazione? C’è la massima contrarietà all’introduzione degli ambiti territoriali con la conseguente perdita, da parte degli insegnanti, del diritto acquisito ad avere una titolarità nella scuola. C’è l’ostilità sindacale ad accettare la chiamata diretta dei docenti, da parte dei dirigenti scolastici dagli ambiti territoriali.
Infatti tutti i sindacati ritengono il meccanismo della chiamata diretta incostituzionale. Questo meccanismo, sostengono Mimmo Pantaleo della Flc Cgil e Rino Di Meglio della FGU Gilda, è particolarmente lesivo della dignità professionale dei docenti e contrasta in modo evidente con la libertà d’insegnamento degli stessi.
I sindacati hanno chiesto di non procedere sin dal prossimo anno alla costituzione degli ambiti territoriali, anche perché la stessa legge 107/2015 ne prevede la definizione con il coinvolgimento dei sindacati entro il mese di giugno, ovvero una data non compatibile con la presentazione delle domande e con l’avvio regolare del prossimo anno scolastico. I sindacati hanno anche chiesto che la mobilità per il prossimo anno scolastico avvenga con le vecchie regole aprendo a tutti la possibilità di accedere a mobilità sia per le diverse province che per le singole scuole. L’Amministrazione non ci sta ad ascoltare la richiesta dei sindacati e rilancia dicendo che ben presto verranno fatti gli ambiti territoriali e le nuove norme sulla mobilità. Attendiamo le prossime mosse sindacali e del Miur, mentre i docenti rimangono con il fiato sospeso per capire cosa sarà di loro.
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