Lucia Azzolina (M5S), ministra dell'Istruzione
Ci siamo. Dopo oltre duemila anni, il mito della vecchietta di Siracusa si ripropone.
Mentre tutta la città augurava la morte al tiranno, lei invece pregava perché rimasse in vita il più a lungo possibile. Rimproverata dai siracusani, rispose che durante la sua lunga vita il successore al tiranno era stato sempre peggiore del precedente, e dunque meglio questo, perché l’altro di sicuro farebbe peggio.
Ebbene coi Ministri dell’istruzione sta finendo allo stesso modo. Non si capisce più chi è il peggiore, a iniziare da Letizia Moratti e via via fino ai giorni di Lucia Azzolina, quando da ogni parte si gridava contro di lei affinché si dimettesse: la peggiore di tutti, si diceva, nonostante avesse dovuto affrontare l’emergenza covid. E poi si aggiunsero i banchi a rotelle e altre amenità di cui lei però aveva poca colpa.
A lei, col governo Draghi, è succeduto Patrizio Bianchi, studioso, docente universitario, già consulente del governo.
Ma, a distanza di qualche anno, con scioperi alle porte, classi pollaio all’orizzonte, concorsi maldestri e contestati, riduzione della carta del docente, contratto di lavoro in alto mare ancora una volta, il popolo della scuola, sui social, si ribella e tuona: fuori Bianchi, ridateci Azzolina, almeno, come docente, ne capiva di scuola.
Riportiamo qualche commento, come assaggio:
“Centomila volte meglio”, scrive un prof in una pagina facebook dedicata ai docenti.
E un altro: “Lo dico sempre che si passa dalla padella alla brace”.
“Questi grandi nomi che capisco di scuola in effetti non capisco nulla”.
“Azzolina almeno era cazzuta. E le donne in politica disturbano”.
“Lei era una docente e capiva i problemi della scuola, ma questo…”
Oltre un centinaio di commenti sono sullo stesso tenore e basta sfogliare i social, per rendersene conto. Un commento fra tutti però è singolare: “Viva Azzolina”.
Non riusciamo tuttavia a immaginare, quali parole si userebbero se dopo Bianchi si scoprisse che il suo successore risultasse peggiore del precedente. In ogni caso il problema di fondo permane: che tipo di ministro vorrebbero i prof?
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