I “superpoteri” dei dirigenti e il ”lavoro coatto” per i docenti

Sono una docente in pensione dal 2010, ho lavorato nella scuola per 42 anni, ho amato il mio lavoro e ho visto i cambiamenti degli ultimi 20 anni, la riforma Berlinguer, la riforma Moratti, la riforma Gelmini e la loro ricaduta nel bene e nel male sulla preparazione di alunni e studenti, ma mai avevo visto uno sconquasso così radicale e, a tratti, irrazionale di ciò che, aldilà di tutte le innumerevoli innovazioni, (e sono tantissime quelle elencate nell’art. 2 del DdL) resta il fondamento senza cui non c’è Buona Scuola che tenga: la preparazione, la motivazione e l’amore dei docenti per le proprie discipline.

Il DdL del 12 marzo 2015 sulla Riforma del Sistema nazionale di Istruzione e Formazione, che si fonda, per esplicita dichiarazione (art. 2, comma 2), sul principio della valorizzazione del merito di docenti e dirigenti “per innalzare il livello generale delle competenze e assicurare la migliore offerta formativa e didattica agli alunni e agli studenti”, contiene due articoli (art. 7 Competenze del dirigente scolastico; art. 8 Piano assunzionale straordinario) che non solo contravvengono a questo principio obbligando, ad esempio, migliaia e migliaia di docenti ad accettare il ruolo sul sostegno e non nelle classi di concorso dove hanno insegnato per anni, ma introducono, anche per la scuola pubblica, l’oggettiva possibilità di essere sommersa da forme di corruzione, brogli, privilegi, clientelismo per quanto attiene l’assunzione dei docenti.

Infatti:

 

a) L’assunzione non sarà più legata a criteri oggettivi, certi, validi su tutto il territorio nazionale, come preparazione (concorsi e abilitazioni) e anzianità di servizio, ma dipenderà dai criteri che ciascun dirigente, coadiuvato da altri tre docenti, stabilirà di volta in volta per selezionare i soggetti cui proporre un incarico.

b) Inoltre, contravvenendo a qualsiasi valutazione del merito e delle competenze dei docenti, il dirigente potrà utilizzare il personale di ruolo in classi di concorso diverse da quelle per le quali possiede l’abilitazione, purché possieda titolo di studio valido per l’insegnamento (art. 7, comma 3, sottoc. d).

c) Ancora contravvenendo a qualsiasi valutazione del merito e delle competenze dei docenti, l’art. 8, comma 5 (Piano assunzionale straordinario) recita “I soggetti interessati dalle fasi di cui al comma 4, lettere a), b) e c), […] sono assunti prioritariamente, nell’ambito degli albi indicati, sui posti di sostegno, se in possesso del relativo titolo di specializzazione […]“ e sempre sul sostegno, sicuramente per cinque anni, forse per dieci, dovrà essere riconfermata l’assunzione.

 

Tali provvedimenti sono gravissimi perché:

 

1) Minano alla base il sistema della scuola pubblica italiana introducendo elementi di diversificazione e disparità tra scuola e scuola, su tutto il territorio nazionale, tali da creare disuguaglianze pesantissime che ricadranno su alunni, studenti e loro famiglie.

2) Un’autonomia decisionale così estesa e discrezionale dei dirigenti scolastici, che riguarda anche le assunzioni, nonché i criteri da far valere per le assunzioni e la carriera dei docenti, non è assolutamente prevista nella nostra Costituzione. L’articolo 33 infatti recita “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato”. Infatti, solo le Università possono darsi degli ordinamenti autonomi così discrezionali perché il loro ruolo è completamente diverso da quello della scuola, primaria e secondaria, che deve preparare alunni e studenti che, chiaramente, non possono scegliere la scuola nel caso che, ad esempio, i dirigenti scolastici delle scuole del loro comune, pressati dai tanti “personaggi” del territorio, assumessero docenti super raccomandati e incompetenti. Gli studenti non possono frequentare un altro istituto, non possono decidere di andare a frequentare il liceo in un altra città o regione come possono farlo gli universitari.

3) Affidando ai dirigenti scolastici un potere decisionale così esteso si aprirà una falla spaventosa, su tutto il territorio nazionale, nel sistema della scuola pubblica da dove entreranno corruzione, privilegi, raccomandazioni, clientelismo insomma il peggio del peggio del nostro paese. Infatti, il più bravo, onesto, competente e preparato dei dirigenti scolastici pressato o minacciato dai tanti disonesti o criminali che pullulano nella nostra società, che farà?

4) Poi per quanto attiene il piano di assunzione straordinario, obbligare migliaia e migliaia di docenti che, abilitati o vincitori di concorso, da anni insegnano in una classe di concorso e che hanno avuto nel passato la “sfortuna” e non il merito di aggiungere al loro curriculum il semplice titolo di specializzazione sul sostegno, obbligare questi docenti a lasciare le loro materie e a dover insegnare sul sostegno, secondo la bozza per 5 anni, forse 10, è qualcosa di veramente iniquo e folle che priva i docenti di una delle caratteristiche fondamentali del proprio lavoro: la motivazione.

 

Questi due articoli della bozza di riforma saranno per i docenti, gli studenti e le loro famiglie veramente una catastrofe e non si capisce il motivo del perché di questo disastro. Infatti una cosa è voler concludere il processo di autonomia delle scuole avviato ben 20 anni fa per realizzare in modo efficace ed efficiente le esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche altro è stravolgere completamente l’assetto della scuola pubblica italiana agendo proprio su quei criteri oggettivi (abilitazioni, concorsi e anzianità di servizio) che in tutti questi decenni hanno messo la nostra scuola al riparo da scandali, brogli, clientelismo e quant’altro per lo meno per quanto riguarda le assunzioni.

Questi due aspetti della riforma schiacciano inesorabilmente proprio quelli che sono invece i pilastri su cui si poggia una Buona scuola: la preparazione, la motivazione e l’amore per le proprie materie dei docenti. E questo lo sanno molto bene i genitori che, dalla scuola primaria fino alle superiori, toccano con mano come solo la preparazione e la passione per le discipline dei docenti possono trascinare gli alunni a migliorare la propria preparazione e formazione, a potenziare conoscenze e competenze, a sviluppare corretti comportamenti individuali e collettivi.

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