Le mancate assunzioni dei precari, i tagli alla scuola e le riforme pro-democrazia mai approvate non sono solo figlie di politiche di destra o di Berlusconi, perché pure i governi di Sinistra hanno fatto la loro parte ed è giusto che si prendano le loro responsabilità: Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, non usa giri di parole, parlando di lavoro e istruzione, per commentare le “pessime cose fatte sia da governi che si richiamavano al centrodestra sia da governi che dicevano di essere di Sinistra, ma che poi sia sul piano della precarietà che sul piano della scuola hanno fatto riforme che andavano esattamente nella direzione opposta a quella di cui avevamo bisogno”.
Intervenendo a Firenze, nel corso di un convegno promosso dall’Accademia della Crusca, dedicato alla figura di Tullio De Mauro, il numero uno della Cgil ha specificato il concetto “non per dire che sono tutti uguali: vorrei che fosse chiaro – ha detto – che non l’ho mai pensato e non è così”, ha precisato Landini.
E ancora: “in questi anni – ha sottolineato – nel nostro Paese non c’è stato solo Berlusconi” al Governo, ma “se vogliamo essere onesti tra di noi non è che non si siano fatte determinate cose perché c’è stato Berlusconi. In una certa parte sì, ma bene o male ci sono stati anche tanti altri soggetti”.
Landini ha poi dichiarato che “oggi praticare, difendere ed estendere la democrazia è allargare il diritto alla conoscenza, ma allo stesso tempo è avere in testa anche un modello di relazione, di democrazia partecipata, in cui alle persone che per vivere hanno bisogno di lavorare viene riconosciuto questo spazio e questo diritto”.
Infine ha spiegato che mai come oggi “c’è la necessità di un cambiamento molto profondo anche di leggi sbagliate che sono state fatte”.
Il riferimento di Landini, parlando di scuole, è quindi sicuramente ai tagli prodotti a partire dal 2008 dal Governo Berlusconi, con ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, che ha dissolto nel nulla almeno 150mila cattedre e oltre 40mila posti di Ata.
Ma anche la riforma della Buona Scuola dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi, dell’estate del 2015, è stata molto contestata dai sindacati, a partire dalle assunzioni basate sugli algoritmi che hanno portato tanti docenti assunti in ruolo a centinaia, se non migliaia, di chilometri da casa.
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