È durissimo il giudizio del Gruppo parlamentare del Partito democratico sulla legge di bilancio approvata alla Camera e presto all’esame di Palazzo Madama per il via libera definitivo: i deputati dem, nell’evidenziare le principali criticità della Manovra 2025, che la capogruppo Montecitorio Chiara Braga ha definito “ingiusta, inefficace e iniqua”, hanno speso parole di condanna, in particolare per come sono state trattate la Scuola, la Conoscenza e la Ricerca.
Il Gruppo parlamentare del Pd si sofferma sui “tagli alla scuola, all’università e alla cultura” sostenendo che in tal modo “il diritto all’istruzione è messo in crisi con centinaia di milioni di euro di tagli a un sistema educativo che avrebbe bisogno di risorse e misure per rafforzare l’insegnamento di sostegno, potenziare il tempo pieno e le mense scolastiche e garantire la gratuità di libri e trasporti scolastici per tutti. Colpite anche l’università e la ricerca: nessun intervento strutturale e ulteriori tagli a tutti i settori culturali”.
I democratici stigmatizzano “i tagli indiscriminati a regioni ed enti locali (-12 miliardi di euro) e la sforbiciata lineare a tutti i ministeri, il cui conto – sottolineano – come sempre, sarà pagato dai più poveri: lavoratori dipendenti e pensionati, a cui non solo verranno aumentate le tasse, ma saranno ridotti i servizi pubblici essenziali, come sanità, welfare, scuola e trasporto pubblico locale”.
In effetti, a ben vedere, dalla Manovra di bilancio 2025 sono arrivati per la scuola davvero pochi finanziamenti e quelli prodotti non si possono certamente definire ingenti: una decisione, quella di non investire più di tanto nell’Istruzione, che risale anche ai governi passati e che trova terreno fertile nel calo sensibile di nati che sta producendo oltre 100 mila iscritti in meno all’anno nelle nostre scuole pubbliche.
Pesano non poco, inoltre, i circa 5 mila docenti che verranno tagliati e non entusiasmo lo slittamento di un anno della cancellazione di oltre 2 mila unità di personale Ata. Come desta sconforto l’aliquota massima del 75% dei precari da assumere al posto dei docenti, amministrativi e collaboratori scolastici che lasceranno il servizio il prossimo 1° settembre.
Il risultato è che la spesa per l’Istruzione rispetto al Pil, in prospettiva risulta in progressiva riduzione, allontanandosi in questo modo sempre più rispetto alla media europea e dei Paesi Ocse.
Allargando il giudizio ad altri comparti, i dem “evidenziano anche il diritto alla sanità negato, mentre oltre 4 milioni di italiani rinunciano a curarsi”, sottolineando che è stato cassato “l’emendamento presentato dal PD, che chiedeva 5,5 miliardi in più all’anno per il Servizio Sanitario Nazionale”.
Al Partito democratico brucia anche il diniego del Parlamento alla “proposta del PD di introdurre il salario minimo, ribadendo che sotto i 9 euro l’ora non è lavoro, ma sfruttamento. Continueremo la nostra battaglia”, affermano i democratici, che hanno appena depositato oltre 120mila firme per mettere la legge d’iniziativa popolare in cima all’agenda politica”.
Secondo il Pd, inoltre, sarebbero in arrivo nuove tasse per i cittadini, con un carico fiscale maggiorato rispetto al 2024.
Inoltre, il dem rimarcano che “dal 1° gennaio, 17 milioni di italiani che possiedono un’auto diesel scopriranno che il carburante costerà di più, a causa dell’aumento delle accise, così come il canone Rai. Il governo aumenta il carico fiscale senza prevedere un reale intervento a favore delle famiglie, riducendo nel contempo le detrazioni fiscali”.
Dopo avere sottolineato che nel 2025 torneranno “l’austerità per tutti, le mancette elettorali, il ponte sullo Stretto, i tagli al Mezzogiorno, mentre la crescita si avvia verso lo zero virgola”, i Parlamentari Pd dicono che sono state anche “colpite le pensioni minime e gli italiani all’estero. Le pensioni minime, che dovevano arrivare a 1.000 euro al mese, crescono solo di 3 euro lordi al mese. Previsti tagli anche per le pensioni degli italiani all’estero”.
E ancora: “Le infrastrutture del Sud restano ferme, mentre il governo destina 15 miliardi per il ponte sullo Stretto, sottraendo risorse cruciali a tutto il Mezzogiorno, alle infrastrutture e alle strade locali già programmate dalle amministrazioni”.
Molte critiche alla Manovra approvata su input del Governo e della Maggioranza sono arrivate, poche ore prima, anche da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra.
I due esponenti di Avs hanno caldamente invitato i cittadini a firmare una petizione on line, nella quale si sostiene che “il 2025 sarà l’anno record per la spesa militare” e che “con la manovra di Bilancio di quest’anno la spesa per gli armamenti arriverà a quota 32 miliardi, di cui 13 per nuove armi”.
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