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I teenager “analfabeti” in sesso sicuro

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La contraccezione? E che sarà mai. Eppure, dicono gli esperti, la salute della popolazione di un paese dipende da molti fattori, dall’entità del rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale, dalla disponibilità dei sistemi più moderni, da quanto le donne sono seguite nella scelta ma, soprattutto, dalla conoscenza diffusa.

La conoscenza che passa per l’educazione scolastica, ormai presente in quasi tutti i paesi della Ue ma non ancora nel nostro. Una battaglia lunga decenni. E così la Sigo, l’Associazione italiana dei ginecologi e degli ostetrici, da Lisbona, dove si è da poco concluso il tredicesimo congresso dell’Esc, la società europea di contraccezione e salute riproduttiva, lanciare un appello alla ministra Stefania Giannini perché già dal prossimo anno — con l’ausilio degli specialisti dell’associazione — si possa arrivare nelle classi delle scuole medie per parlare di sessualità responsabile, di salute riproduttiva, di protezione della fertilità, di difesa dalla malattie sessualmente trasmesse. In una parola di educazione affettiva, anticoncezionale e sessuale.
«Oggi permangono delle barriere culturali, non sociali — premette Paolo Scollo, presidente Sigo — e le si possono abbattere solo passando per la scuola. Il nostro obiettivo è abbattere le interruzioni di gravidanza tra le giovanissime, così come le gravidanze under 18. E per farlo è fondamentale arrivare a scuola».

Le conoscenze delle ragazze, per quanto possa sembrare strano, sono molto poco affidabili: il 31% pensa che il coito interrotto sia uno strumento contraccettivo efficace e il 29% che non si possa restare incinta durante il primo rapporto. Tanti i siti, della Sigo (www. sceglitu. it), circa centomila contatti al mese e schede informative da scaricare, della Smic (www. mettiche. it), la Società medica italiana per la contraccezione, della Sic (www. sicontraccezione.
it), la società italiana contraccezione, la campagna Msd (www. lapillolasenzapillola. it) con un servizio di consulenza on line.
Il web, insomma, scrive La Repubblica, come canale preferenziale per raggiungere i giovanissimi, per i quali, oltre alla contraccezione bisogna considerare il problema delle malattie sessualmente trasmesse, è in aumento, come in crescita sono i casi di infezione da Hiv. Non è un caso che una delle sessioni del congresso di Lisbona sia stata dedicata proprio alla protezione dal virus Hiv con nuovi metodi chimici di barriera, tipo gel o creme vaginali.