Si è già parlato del tempo di lavoro degli insegnanti, dicendo che non è fatto solo dalle ore di lezione, ma anche da tantissimo lavoro sommerso. Ma c’è ancora di più.
Si tratta di ulteriore tempo dei docenti dedicato al servizio ordinario, che nessuno ha mai considerato e calcolato. Per esempio nessuno calcola le numerose ore dedicate alla preparazione degli scrutini intermedi e finali degli studenti. Mediamente stiamo parlando di un qualcosa come 20 ore annue, che sono dovute e obbligatorie. Infatti all’art.29 del contratto collettivo nazionale della scuola, precisamente al comma 3, è previsto che il docente svolga, come obbligo di servizio e senza una quantificazione precisa di tempo, gli scrutini, compresa la compilazione degli atti relativi alla valutazione degli studenti.
Per non parlare di tutto quel tempo dedicato a risolvere i problemi inerenti gli alunni della propria classe, che spesso vedono i docenti incontrarsi, fuori dal proprio orario di servizio, con il Dirigente scolastico e con i genitori degli studenti. Infatti capita anche che il docente venga convocato in presidenza per conferire con il dirigente scolastico o che sia lo stesso docente a richiedere un incontro con il dirigente scolastico per presentare una problematica della classe o di qualche alunno. Anche in questo caso, se ogni docente dovesse fare il calcolo di quanti incontri o convocazioni riceve in un anno scolastico da parte del proprio dirigente, per trattare problematiche tipiche delle classi o degli studenti, si comprenderebbe che si tratta di altre ore dedicate al lavoro.
Poi ci sono i tempi che alcuni docenti devono impiegare per l’itineranza da un plesso a un altro, il tempo dedicato ad ascoltare i problemi dei propri allievi, alla fine del proprio orario di servizio. Infatti capita molto spesso che alla fine di una lezione ci sia qualche alunno o alunna che chieda al proprio o propria insegnante: “Posso parlarle in privato, ho bisogno di un consiglio”. La deontologia professionale di un docente impone l’ascolto dei propri studenti, ma per ascoltare i bisogni dei propri studenti, è necessario avere pazienza e tempo. Poi c’è anche il tempo delle verbalizzazioni, capita ad ogni docente dovere verbalizzare un Consiglio di classe o uno scrutinio.
Se poi capita di essere accompagnatori degli alunni, in una uscita didattica o in un viaggio d’istruzione, il tempo del servizio è continuativo, così come lo è la responsabilità dell’insegnante in certe occasioni.
Si tratta di tempo reale dedicato dagli insegnanti alla scuola e al proprio lavoro, ma che non viene riconosciuto in termini economici e non viene nemmeno calcolato in termini di orario di servizio. Forse nel prossimo contratto della scuola è il caso di fare pesare il tempo reale che gli insegnanti dedicano alla scuola, abbattendo le barriere ideologiche di chi sostiene che gli insegnati lavorano poco e quindi è giusto che vengano pagati poco.