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“I test Invalsi non servono a censurare scuole e prof, alle medie prove regolari”

“Non ho ancora visto la prova: mi posso basare sulla regolarità, è un dato molto positivo, e sulla qualità del lavoro di queste prove che progressivamente cresce nel tempo”.

A dirlo è stato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, parlando a margine di un incontro al Miur, riferendosi alla prova Invalsi sostenuta la mattina del 16 giugno dagli studenti di terza media nell’ambito degli esami di fine corso.

Quest’anno, ha concluso, “i dati sono stati ottimi, non solo per questa prova di esame ma anche in quelle precedenti”, ha spiegato il responsabile del Miur riferendosi all’esito delle verifiche standardizzate predisposte dall’istituto nazionale di valutazione.

 

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“Credo – ha continuato il ministro dell’Istruzione – che l’Invalsi possa e debba specializzarsi sempre di più come un ente che valuta e certifica i percorsi di apprendimento e le competenze che si acquisiscono via via nella carriera dello studente. Se potenziato in questa funzione, nel tempo sarà un elemento di grande qualificazione; già lo è e sempre più potrà diventarlo. Non è un ente che vigila e censura la scuola e gli studenti”.

“Di fronte ad un esame – ha concluso Giannini, riferendosi allo sconforto e alle paure che gli studenti stanno sfogando sui social media – mi sembra del tutto normale, che ci sia qualche timore sull’esito da parte degli studenti”.

Giovedì 16 giugno sono stati 570.912 gli studenti, suddivisi su 27.264 classi, a svolgere nella Penisola i due test: uno di italiano e uno di matematica. Gli studenti hanno avuto a disposizione 2 ore e 30 minuti: 75 minuti per completare la prova di italiano, e altrettanti per quella di matematica. Tra le due sessioni sono stati concessi 15 minuti di pausa.

 

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Alessandro Giuliani

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