Un libro definisce il messaggio politico della Lega di Salvini «di radice eversiva con tratti fascisti, che richiama i tempi bui dell’Europa del Novecento, ma anche la segregazione razziale in Sudafrica»; e si ritrova nel mirino della Lega e nell’Index librorum prohibitorum del Carroccio.
“Colpevoli” gli autori del saggio “La Lega di Salvini – Estrema destra di governo”: Gianluca Passarelli, professore di Scienza politica alla “Sapienza” di Roma, e Dario Tuorto, associato di Sociologia generale Bologna. Il testo all’indice è tra i libri “consigliati” per sostenere l’esame del corso di “Sistema politico italiano” tenuto dal professor Cartocci. E ciò ha fatto infuriare la Lega dell’Emilia-Romagna (una delle tre regioni che hanno chiesto l’”autonomia differenziata”): come se consigliare una lettura significasse invitare gli studenti a sposarne i contenuti.
Fatto sta che il partito di Matteo Salvini ha presentato un’interrogazione alla giunta della Regione Emilia-Romagna, chiedendo di pronunciarsi sulla questione. Quasi che l’articolo 33 della Costituzione (che tutela la libertà d’insegnamento) fosse ormai lettera morta.
L’interrogazione considera grave che il testo definisca la Lega simile a «una formazione di estrema destra, con tratti razzisti, xenofobi, politicamente e socialmente violenti». E tira le orecchie ai professori (ammonendone due per educarne 100): i quali, «in qualità di dipendenti pubblici sono tenuti a un dovere di lealtà verso lo Stato, indipendentemente da quale forza politica lo governi». Avverte infine che «le sedi universitarie non dovrebbero essere luoghi di propaganda politica e, nel caso in questione, antipartitica”.
Quasi che esser leali verso lo Stato significasse non esprimere valutazioni in merito alle ideologie di riferimento di un partito al Governo. Ma dove sta scritto? Forse qualcuno sogna la reintroduzione del giuramento di fedeltà al Governo, imposto nel 1931 ai professori universitari italiani dal filosofo Balbino Giuliano, allora Ministro per l’Educazione Nazionale del Governo Mussolini?
Sarcasticamente, gli estensori dell’interrogazione si chiedono: «Le politiche di antidiscriminazione della Regione si applicano anche per gli studenti che si sentono politicamente affini alle posizione del partito della Lega per Salvini Premier o no?». Ma ci sarebbe anche da chiedersi se l’articolo 21 della Costituzione (che garantisce la libertà di pensiero, parola e stampa) si applichi ancora per tutti i cittadini, compresi i docenti nell’esercizio delle loro funzioni.
«Di certo l’obiettività e l’analisi politica sono rimasti fuori dall’ateneo bolognese», tuona Angelo Scarano su “Il Giornale” di Paolo Berlusconi. Quasi che essere obiettivi significasse non leggere i giornali e non guardar le TV: sì, perché tutti i media sono pieni delle dichiarazioni e delle gesta del leader padano. Come quelle del gennaio 2018, quando alle giuste parole del Presidente della Repubblica Mattarella («È sbagliato dire che il fascismo fece anche cose buone»), Salvini tenne precisare: «Che durante il periodo del fascismo si siano fatte tante cose e si sia introdotto ad esempio il sistema delle pensioni, è un’evidenza. Poi evidentemente le leggi razziali e le persecuzioni sono quanto di più folle in assoluto nella storia dell’universo. Però dirlo mi sembra negar l’evidenza. Che le paludi siano state bonificate in quel periodo si può dire? Poi io preferisco le democrazie e odio le dittature di qualunque colore».
Abilissimo nella politica del “dog-whistle” (richiamo per cani ad ultrasuoni), Salvini riesce negare qualsiasi appoggio politico al fascismo pur risultando nel contempo simpatico ai fascisti più estremi. Coincidenza fortuita, naturalmente (chi pensa il contrario non è “obiettivo”!). Come un’evidente “coincidenza” sono le tante citazioni mussoliniane che infarciscono i suoi tweet e le sue dichiarazioni (liberamente godibili in questo gustoso video). Frasi e citazioni che un tempo avrebbero fatto ridere (e infatti erano citate dal personaggio Catenacci del grande comico Giorgio Bracardi).
Noi non intendiamo esser poco “obiettivi”, né urtare la suscettibilità dei partiti di Governo. Perciò non scriveremo che Salvini e il suo partito sono filofascisti; né che ai fascisti strizzano continuamente l’occhiolino senza però volersi sentir dare del fascista; né che, dopo aver per decenni cercato di dividere l’Italia, ora fanno i difensori della Patria contro il barbaro invasore negro e zingaro; né che, malgrado il patriottismo, ora perseguono la divisione de facto dell’Italia tramite la regionalizzazione (contro la quale il 17 maggio sciopereranno tutti i sindacati). Tanto il Paese si libererà dei demagoghi più pericolosi quando tornerà riderne, anziché a prenderli sul serio. «Con rispetto parlando», direbbe Totò.
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