In Italia ci sono almeno 100 mila docenti che collaborano ogni giorno con il loro dirigente scolastico. E chiedono un riconoscimento economico, ma prima ancora professionale. Ma non lo rivendicano più solo nei corridoi delle scuole: si sono organizzati e si stanno battendo in tutte le sedi, ad iniziare da quelle istituzionali. E si rivolgono di continui ai vertici del dicastero dell’Istruzione. Così, se il ministro Giuseppe Valditara sostiene che il 2025 sarà l’anno della “valutazione dei presidi” e che ciò “inciderà sulla retribuzione di risultato” che d’ora in poi “sarà legata al raggiungimento di obiettivi”, anche i vicari e collaboratori della dirigenza pretendono delle misure. Come dire: ci siamo anche noi!
“Faccio rilevare – dichiara Rosolino Cicero, a capo dell’Ancodis – che i risultati conseguiti non dipendono solo dal Ds ma , non credo di poter essere smentito, dalla professionalità e dalle competenze dei loro collaboratori e di tutte le figure di sistema – la squadra dell’autonomia – oggi lasciati ai margini dell’attenzione e del CCNL. Purtroppo ancora una volta sembra sfuggire il tema e non si spende una parola sul nostro lavoro che non è affatto invisibile”.
Secondo Cicero, le nostre scuole hanno “bisogno formale e strutturale del terzo anello (ds-figure di sistema – personale)” e per queste ragioni propone che anche i docenti inseriti nello staff dei presisi siano “valutati per il lavoro” che svolgono “nelle diverse aree” anche con compiti di coordinamento “in ogni scuola autonoma”.
“Senza questo importante lavoro aggiuntivo ma formalmente non riconosciuto – aggiunge il leader dell’Ancodis – non si potrebbe garantire il diritto allo studio e un servizio efficiente e di qualità alla comunità scolastica”.
All’inizio i questo anno scolastico, nei mesi di settembre e ottobre, le cosiddette “figure di sistema” sono state impegnate in un piano di formazione on line: sembrava fosse l’inizio di una svolta. Poi, però, da parte dell’amministrazione non sono arrivate altre indicazioni. E adesso Cicero chiede “al ministro come intenda proseguire con la seconda annualità” di formazione, auspicando “che nel prossimo atto di indirizzo si ponga finalmente attenzione ad una moderna articolazione della funzione docente innestata in un vero modello di carriera professionale”.
Perché, conclude il rappresentante dei collaboratori dei presidi, alla “comunità scolastica non può bastare soltanto un bravo e competente ds: lascio solo immaginare cosa potrebbe accadere se decidessero di astenersi dai loro incarichi alla ripresa delle attività didattiche” dopo la pausa natalizia e di fine-inizio anno. La risposta è semplice: l’organizzazione scolastica sarebbe messa alle corde, soprattutto nelle scuole autonome composte da più plessi.
Nei mesi scorsi anche l’Anp, prima organizzazione sindacale dei dirigenti scolastici in Italia, si è detta favorevole a una soluzione di questo genere.
Antonello Giannelli, presidente nazionale Anp, ai nostri microfoni, alcuni mesi fa ha detto che il ruolo del dirigente è diventato sempre più complesso: la collaborazione con insegnanti e personale Ata è cruciale per il successo della scuola, sottolineando l’importanza di una leadership diffusa e di un efficace middle management.
In particolare, Giannelli si è detto favorevole a innovare i “rapporti con il personale: serve una visione di leadership diffusa, che riconosca l’importanza della collaborazione e della condivisione delle responsabilità”.
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