Chi lo ha detto che i videogame fanno soltanto male agli studenti e invece non possano essere utili per andare meglio a scuola e aumentare il loro “gioco di squadra”?
Ne è convinto Matthew Barr, ricercatore di 38 anni che lavora all’Humanities Advanced Technology and Information Institute della University of Glasgow dove ha condotto uno studio coinvolgendo un campione di 40 studenti fra i 16 e i 21 anni per otto settimane. “Li abbiamo divisi in due gruppi –si legge su Repubblica.it- e uno di questi ha giocato per circa due ore a settimana con alcuni videogame. Risultato? La loro capacità di adattamento e di lavorare in squadra è aumentata in maniera molto sensibile”.
Ad ispirare il ricercatore scozzese sembrerebbe essere stato il fisico americano John Seely Brown, classe 1940, che di vite sembra averne vissute diverse. Fra le altre cose è stato a capo del centro di ricerca Parc della Xerox, siede nel consiglio di amministrazione di compagnie come Amazon e Polycom, ha fondato l’Institute for Research on Learning (Irl) a Palo Alto ed è capace di tenere lezioni di legge a Stanford assieme a Lawrence Lessig e di cavarsela altrettanto bene in videogame online conWorld of Warcraft.
In questo caso, Barr voleva dimostrare che una delle principali doti che le persone dovranno avere per accedere al mercato del lavoro di domani è l’eclettismo, la capacità di adattamento.
Spiega il ricercatore scozzese: “in certi frangenti, come l’abilità di collaborare con gli altri, abbiamo notato un amento dell’abilità di superare i test, di comunicare con gli altri e di venire a capo delle difficoltà che è di media doppia rispetto agli altri. Il tutto usando test esatto di Fisher”.
Il tutto è stato dimostrato da Barr, facendo giocare gli studenti con videogame così diversi come Borderlands 2, Minecraft, Portal 2, Lara Croft and the Guardian of Light e World of Warcraft III: Reign of Chaos. “Sono giochi diversi proprio perché si trattava di applicarsi in campi differenti e dunque di sapersi adattare. Per questo li abbiamo scelti, ma in ogni caso una buona parte ha una modalità multiplayer dove è possibile collaborare con altre persone”.
Alla domanda se utilizzerebbe i videogiochi a scuola, lo scozzese non ha dubbi: “Si, anche se poi dovrei discutere con molti genitori che hanno ancora una mentalità arretrata. Sceglierei titoli adatti e non violenti, Minecraft e Portal ad esempio, ma li introdurrei di sicuro”.
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