Il 7% dei bambini in età scolare presenta difficoltà nello sviluppo linguistico e sono più esposti anche a problemi ansiosi ed emozionali, per questo è importante effettuare interventi tempestivi.
Questo il tema, scrive Il Redattore Sociale, di un incontro a Lecco dove sono stati presentati i risultati preliminari del progetto “Communication Disorders: reducing health inequalities”, avviato nel 2012 dall’IRCCS Medea – La Nostra Famiglia e approvato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie del Ministero della Salute.
La ricerca, condotta in Lombardia e Friuli Venezia Giulia, ha previsto attività di osservazione precoce dello sviluppo e potenziamento delle abilità linguistiche in un’ampia coorte di bambini dell’età di 2-3 anni e delle abilità di attenzione visiva in bambini di 4-5 anni, anch’esse in correlazione con i futuri apprendimenti della letto-scrittura.
Nel primo caso sono stati coinvolti 742 bambini, di cui 317 della provincia di Lecco e 425 della provincia di Udine frequentanti il primo anno di scuola dell’infanzia. Un gruppo di bambini a rischio di disturbi del linguaggio e valutati con un semplice test di screening eseguibile dai genitori ha partecipato ad un percorso di sviluppo delle loro abilità metafonologiche: in orario scolastico, maestre formate ad hoc hanno proposto attività strutturate di potenziamento linguistico (giochi con le rime, riconoscimento di suoni, suddivisione delle parole, ripetizioni di non-parole…) elaborate da Andrea Marini, ricercatore di Psicologia Generale presso l’Università di Udine. I risultati ottenuti hanno dimostrato che i bambini a rischio di sviluppare disturbi del linguaggio che hanno beneficiato del percorso strutturato hanno migliori abilità linguistiche rispetto ai bambini a rischio non esposti al percorso di potenziamento linguistico: tale miglioramento è risultato significativo subito, a distanza di poche settimane dal termine del percorso.
Il secondo studio ha visto protagonisti un gruppo di 30 bambini che frequentavano l’ultimo anno delle scuole dell’infanzia della provincia di Lecco, a cui è stata proposta un’esposizione della durata di 20 ore (un’ora al giorno) a videogiochi d’azione o a videogiochi d’abilità creati per questo scopo dai ricercatori del Medea in collaborazione con i Dipartimenti di Psicologia Generale e di Matematica (per lo sviluppo della tecnologia) dell’Università di Padova.
I risultati preliminari hanno mostrato che allenare l’attenzione mediante l’utilizzo di videogiochi migliora le prestazioni in quelle abilità ritenute predittive del futuro apprendimento della lettura. L’aspetto interessante è stato constatare che allenando una abilità specifica (quella visiva) migliorano anche altre abilità, come quella acustica e quella attentiva. Il progetto è ancora in corso, con lo scopo di seguire i bambini nel tempo e di verificare l’effettivo progresso delle loro abilità di lettura e di apprendimento.
Un bambino più “allenato” sarà in futuro uno studente al passo con le richieste sociali, che non dovrà convivere quotidianamente con il disagio psicologico, l’ansia e la demotivazione, effetti secondari dei disturbi del linguaggio.