I lettori ci scrivono

I videogiochi: un modello per la didattica

Come trasferire nelle aule scolastiche la passione, il coinvolgimento, la volontà di vincere le sfide, la tenacia indotti dai videogiochi?

L’aria che si respira nello spazio ludico è agli antipodi da quella scolastica.

Si consideri l’immagine di Napoleone.

A scuola si presenta la sua figura elencando la biografia, le battaglie, le realizzazioni civili e politiche e, in generale, le tracce che ha lasciato.

Nei videogiochi si focalizza un singolo episodio, come la battaglia di Waterloo.

Il giocatore vive sul campo di battaglia, costruisce modelli, applica strategie, ottiene risultati che, analizzati, conducono a nuove scelte.

La figura di Napoleone è inscindibilmente associata alla sua capacità progettuale.

Da un lato la staticità, dall’altro il mondo è in movimento.

All’ascolto, all’assimilazione e alla rielaborazione si contrappongono la partecipazione e la scoperta: i videogiochi espongono situazioni aperte in cui si devono riconoscere e risolvere problemi. Fare scelte, formulare ipotesi, costruire e applicare modelli, gestire strategie, capitalizzare gli errori .. portano al successo.

Il compito del docente, che opta per l’approccio informatico, riguarda il completamento e la sistematizzazione della conoscenza che il videogioco trasmette: tutti i modelli semplificano la realtà.

La vita di classe è ristrutturata: prima la motivazione all’apprendimento, successivamente la lezione.

Il “Percorso didattico sui numeri naturali e sui sistemi di numerazione”, visibile in rete, mostra le potenzialità e gli arricchimenti che possiede l’approccio per problemi alla conoscenza. [Provate a percorrerlo: vi accorgerete dell’approssimazione del vostro vissuto].

L’adesione al problem solving richiede al docente di padroneggiare i cardini della disciplina di pertinenza. Deve analizzarla per strutturare gli argomenti, per riconoscere i problemi che hanno scandito la sua evoluzione, per valorizzare “i metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari”.

I percorsi che progetta non avranno più a fondamento i diversi capitoli del libro di testo: saranno i problemi caratteristici che, gradualmente, sono da affrontare e risolvere.

Il metodo disciplinare deve essere la chiave di volta dell’architettura didattica.

La trasmissione di una corretta e precisa immagine della disciplina insegnata è la nuova missione.

Enrico Maranzana

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