Sono stati presentati lo scorso giovedì 13 marzo, presso Fiera Didacta Italia, i dati dell’indagine sull’uso dell’intelligenza artificiale generativa a scuola, condotta da INDIRE in collaborazione con La Tecnica della Scuola, che ha coinvolto 1.803 docenti di ogni ordine e grado.
Giuliani: “L’IA offre opportunità di personalizzazione”
L’indagine ha avuto grande eco mediatica, venendo rilanciata da Ansa, La Nazione, Skuola.net. Il nostro direttore Alessandro Giuliani, ne ha parlato a Sestarete: “Abbiamo avuto risposte prevalenti di utilizzo, per didattica e per altre attività. Chi non la usa lo fa perché non si sente adeguato all’utilizzo con competenze all’altezza e c’è grande desiderio di formazione”.
“Abbiamo scoperto che a usarla sono tutti gli insegnanti, non solo i più giovani. Non si va oltre una fruizione di tipo gratuito, ci si ferma perlopiù all’uso free e quindi sarebbe opportuno che il Ministero permettesse di accedere ad un gradino superiore, con 250 dollari l’anno”, ha aggiunto, facendo un suggerimento all’amministrazione.
“L’IA offre l’opportunità della personalizzazione dell’offerta formativa, per esempio per alunni con disabilità certificata e disturbi di apprendimento, BES, con esigenze particolari, fragili. L’IA può dare un supporto per tarare meglio le valutazioni e l’offerta formativa”, ha precisato Giuliani. “Bisogna inserire l’IA come strumento fruibile con la carta del docente, per formarsi”, ha concluso.
Borri: “L’IA usata a scuola non deve registrare dati”
Il ricercatore Indire Matteo Borri ne ha parlato ieri, 17 marzo, a Tutti a scuola, su Rai Radio1: “L’IA può essere usata come gruppo classe o individualmente. Probabilmente l’utilizzo consiste in chatbot, di IA di tipo generativo, spesso utilizzato dal singolo studente, con impatto superiore”.
“Al momento è tutto in divenire, si può usare l’IA anche per fare previsioni. L’IA non viene vista come strumento distrattivo ma viene data rilevanza al fatto che gli studenti possono riflettere e mettere in dubbio con l’IA risultati che possono non essere attendibili, così si sviluppa il pensiero critico. Lo studente e il docente la percepiscono come uno strumento”, ha aggiunto. “L’IA viene usata anche per la parte burocratica. Non sostituisce l’insegnante”.
Chi non la usa, perché non lo fa? Ecco la risposta di Borri: “Sono pochi coloro che non la ritengono utile. Il docente usa sempre la didattica frontale, è forte l’uso di IA per quanto riguarda le lingue straniere, per costruire test di verifica. Non viene molto usata per correggere errori nei compiti svolti”.
L‘impatto? “In Italia c’è un limite grosso. Il tempo che il docente impiega per comprendere come funziona un modello di IA tutto cambia. L’IA usata a scuola non deve registrare dati”, ha detto Borri.
I dati
I risultati dell’indagine mostrano che oltre la metà degli insegnanti intervistati utilizza regolarmente strumenti di IA nelle proprie attività didattiche. In particolare, il 52,4% dichiara di servirsi dell’intelligenza artificiale per supportare la didattica, mentre il 10% la utilizza come strumento compensativo per studenti con difficoltà.
L’intelligenza artificiale si rivela utile anche per compiti non strettamente legati all’insegnamento: il 56,7% degli intervistati la usa per elaborare relazioni e progettazioni didattiche, mentre il 21,5% la sfrutta per redigere verbali di riunioni.