Si sente parlare ovunque e in diversi ambiti dell’intelligenza artificiale e di come cambierà i processi della società, il lavoro, il nostro vivere quotidiano.
Anche la scuola vista come Istituzione sta analizzando e studiando l’eventuale potenziale dell’intelligenza artificiale se introdotta all’interno dei processi formativi attuali per personalizzare e complementare le lezioni tradizionali, nell’ottica del percorso avviato da anni della “scuola del futuro”.
Un recente sondaggio” MyEdu 2023-24” ha rilevato una sostanziale divergenza di opinioni a riguardo tra genitori e studenti.
Il sondaggio verteva sull’utilità dei compiti a casa, e i dati hanno sorprendentemente rilevato che il 90% degli intervistati (campione di 2741 famiglie coinvolte) considera i compiti a casa utili con dati di oltre il 69% nel caso degli adolescenti.
Ovviamente sono indagini che pur toccando migliaia di famiglie vanno prese sempre con il giusto peso.
Il secondo aspetto rilevante della ricerca è che il target di ragazzi di 14-16 anni intervistati da BVA Doxa per MyEdu “considera l’intelligenza artificiale una risorsa da sfruttare,” mentre da parte dei genitori dei bambini della scuola primaria e secondaria di primo grado coinvolte da MyEdu le idee non sono ancora così chiare: quasi il 60% dei genitori “non sa” o la ritiene un rischio. La maggioranza degli adulti rispondenti all’indagine, quindi, è spaventata da una novità che non conosce e per questo la percepisce solo come una minaccia.
I punti da approfondire nei prossimi anni saranno sostanzialmente due. Il primo aspetto è capire se esiste una correlazione tra questo nuovo avvicinamento degli studenti ai compiti a casa e l’introduzione e la possibilità di utilizzare l’IA che di fatto ne aiuta e supporta la compilazione (vedi chat gpt). Il secondo aspetto è capire se con la diffusione necessaria del corretto know how ai genitori la percentuale degli scettici diminuirebbe oppure l’IA sarebbe sempre visto come uno spauracchio da evitare.
Di certo l’innovazione tecnologica nel suo complesso si cui l’IA sappiamo essere l’innovazione nell’innovazione per il tipo di impatto che sta portando, ha già ampiamente dimostrato un forte potenziale migliorativo sulla didattica.
Ad esempio, semplifica e velocizza tutte le attività meccaniche e ripetitive ma ancor di più ha introdotto grandi miglioramenti negli aspetti legati all’inclusione. Tutti gli strumenti digitali, multimediali ed interattivi offrono maggiore inclusività per tutti gli studenti con BES (Bisogni Educativi Speciali) o DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) se utilizzati in maniera complementare agli altri strumenti tradizionali (carta, penna, lavagna, libro).
Altro aspetto su cui l’IA può essere di supporto è l’utilizzo degli algoritmi di intelligenza artificiale per analizzare e segmentare le caratteristiche di ogni alunno (fonte Agenda Digitale), cosi da individuarne bisogni ed esigenze specifiche e poter elaborare piani didattici ad hoc. In questo modo lo studente stesso può costruire all’interno del suo percorso la sequenza di studio rendendo l’apprendimento più flessibile e adatto agli obiettivi personali.
Altro aspetto da poter utilizzare è l’analisi di apprendimento che può aiutare ad identificare gli studenti che sono molto motivati o quelli che invece per qualche motivo sono a rischio abbandono. Le informazioni rilevate possono essere quindi, utilizzate per modificare il design del corso e migliorare l’esperienza di apprendimento per tutti gli studenti.
In definitiva, come per tutte le nuove tecnologie, anche l’IA è in grado di portare benefici al contesto didattico tradizionale, basta introdurla progressivamente avendo obiettivi chiari e la consapevolezza e conoscenza dello strumento. E concetto chiaro su tutti gli altri: ogni strumento innovativo deve essere visto come strumento complementare e non sostitutivo di quelli tradizionali.
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