L’intelligenza artificiale ha ormai strada spianata nelle nostre scuole: ma, come riporta ItaliaOggi, non dovranno occuparsene solo i docenti. Secondo il regolamento Ue sull’intelligenza artificiale ogni istituto dovrebbe dotarsi di un tutor IA.
La funzione di supervisione umana, prevista dal regolamento Ue sull’intelligenza artificiale n. 2024/1689, è obbligatoria per i sistemi ad alto rischio usati per la valutazione degli studenti e per la gestione del personale e cioè per gran parte delle attività che si svolgono nelle scuole.
È quanto risulta dall’articolo 14 e dall’allegato III del regolamento Ue sull’intelligenza artificiale: il primo descrive la funzione della supervisione umana, mentre l’allegato III, ai punti 3 e 4, si occupa rispettivamente dei sistemi di IA ad alto rischio nel settore dell’istruzione e formazione professionale e dell’occupazione e gestione dei lavoratori.
L’utilizzo dell’IA, soprattutto quella ad alto rischio, dunque, non è una semplice questione di scelta di uno strumento di lavoro. Al contrario, l’adozione della IA deve essere preceduta ed accompagnata da una regolamentazione interna relativa all’organizzazione di incombenze gestionali e organizzative. Queste incombenze sono collegate al tipo dell’IA, di cui ci si avvale, e per quella ad alto rischio l’articolo 14 del regolamento europeo richiede la sorveglianza umana.
Questa funzione è tesa a prevenire o, almeno, minimizzare i rischi per la salute, la sicurezza o i diritti fondamentali delle persone e nel caso delle scuole, in particolare, per gli studenti e il personale. L’uso dell’IA, dunque, deve essere costantemente monitorato così da individuare e risolvere anomalie, disfunzioni e prestazioni inattese.
Il supervisore deve avere il potere di decidere, in qualsiasi situazione particolare, di non usare il sistema di IA o altrimenti di ignorare, annullare o ribaltare l’output del sistema di IA ed anche di intervenire sul funzionamento o interrompere il sistema mediante un pulsante di “arresto” o una procedura analoga che consenta al sistema di arrestarsi in condizioni di sicurezza.
Con riferimento alla didattica (allegato III, punto 3), si consideri che a scuola l’IA potrà essere usata anche per: 1) determinare l’accesso, l’ammissione o l’assegnazione di persone fisiche agli istituti di istruzione e formazione professionale a tutti i livelli; 2) valutare i risultati dell’apprendimento, anche ai fini dell’orientamento; 3) valutare il livello di istruzione adeguato che una persona riceverà o a cui potrà accedere; 4) monitorare e rilevare comportamenti vietati degli studenti durante prove ed esami.
Con riferimento alla gestione del personale (allegato III, punto 4), a scuola l’IA potrà essere usata anche per: 1) assumere, filtrare candidature e valutare gli interessati; 2) adottare decisioni durante i rapporti di lavoro (promozione o cessazione, assegnazione di mansioni sulla base del comportamento individuale o dei tratti e delle caratteristiche personali, monitoraggio e valutazione delle prestazioni e del comportamento del personale).
La scuola stessa deve quindi dotarsi di persone formate e in possesso delle conoscenze e abilità collegate alla funzione di supervisione.
Sono stati presentati lo scorso giovedì 13 marzo, presso Fiera Didacta Italia, i dati dell’indagine sull’uso dell’intelligenza artificiale generativa scuola, condotta da INDIRE in collaborazione con La Tecnica della Scuola, che ha coinvolto 1.803 docenti di ogni ordine e grado.
Alla presentazione hanno partecipato Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola, Aluisi Tosolini, filosofo dell’educazione e i ricercatori INDIRE Samuele Borri, Samuele Calzone e Matteo Borri.
I risultati dell’indagine mostrano che oltre la metà degli insegnanti intervistati utilizza regolarmente strumenti di IA nelle proprie attività didattiche. In particolare, il 52,4% dichiara di servirsi dell’intelligenza artificiale per supportare la didattica, mentre il 10% la utilizza come strumento compensativo per studenti con difficoltà.
L’intelligenza artificiale si rivela utile anche per compiti non strettamente legati all’insegnamento: il 56,7% degli intervistati la usa per elaborare relazioni e progettazioni didattiche, mentre il 21,5% la sfrutta per redigere verbali di riunioni.
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