Dalla primavera scorsa abbiamo potuto sperimentare che quando la famiglia è in lockdown cambiano le dinamiche, e cambia la gestione del tempo in lockdown.
I ragazzi hanno aumentato il tempo trascorso davanti ai device elettronici, ai telefonini, ai video giochi, e a seguito di questo è cresciuta la preoccupazione di molti genitori.
Sul tema lo psicologo Marco Catania, nell’ambito della rubrica SOS genitori (in tempi di Coronavirus), ci offre dei suggerimenti utili, fornendo alla famiglia in lockdown degli strumenti di lavoro e di consapevolezza funzionali a una gestione efficiente e produttiva del tempo in lockdown.
“Nessun obiettivo di demonizzare i video giochi,” introduce il discorso Marco Catania, “ma è anche vero che in questo periodo di ridotti contatti sociali dobbiamo proporre ai ragazzi un’alternativa ai videogiochi.” Da qui l’idea di attività che possano agire sull’unione familiare e sullo sviluppo di competenze emotive e relazionali.
L’attività di alfabetizzazione emotiva punta all’autoconsapevolezza delle proprie emozioni e gestione delle emozioni. “Gestire le emozioni,” puntualizza lo psicologo Catania, “non vuol dire controllarle ma vuol dire viverle in maniera più sana ed equilibrata.”
Tra le attività di alfabetizzazione emotiva il Mimo delle emozioni, adeguato dai bambini di scuola primaria ai ragazzi più grandi. Basta avere dei foglietti di carta, scrivere il nome dell’emozione e mimarla. Gli altri membri della famiglia dovranno indovinare. Se la fascia d’età sale perché vogliamo rapportarci a bambini preadolescenti, possiamo lavorare sull’intensità delle emozioni. Ad esempio gioia, felicità, estasi. Oppure rabbia, ira, collera. Frequenze diverse delle stesse emozioni.
Una seconda attività: il Racconto delle emozioni. Si scelgono casualmente una emozione ed una situazione. Uno dei partecipanti racconta una storia in terza persona. Si racconta una situazione e si fa vivere al personaggio l’emozione o le emozioni all’interno della propria storia, affrontando le sue vicissitudini.
Alla fine gli altri attribuiranno un punteggio alla storia, non basato sulla bellezza o la creatività della storia, ma su quanto il narratore è riuscito a fare sentire quelle emozioni agli altri. “Una versione molto più teatrale rispetto al mimo,” ci spiega lo psicologo, “che comporta più coinvolgimento per il narratore.” Per una maggiore complessità basterà aggiungere più situazioni e più emozioni.
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