Sono molti i docenti precari letteralmente sul piede di guerra: alcuni di essi hanno svolto il concorso docenti dell’anno scorso risultando idonei non vincitori. “Insegnare è sempre stato il mio sogno. Adesso mi chiedo ogni giorno se non mi convenga cercare un altro lavoro”, dice uno di loro a La Repubblica.
In meno di 48 ore, in 12mila hanno firmato una lettera indirizzata alle principali organizzazioni sindacali e ai gruppi parlamentari per fare luce su chi si trova in questa situazione.
“A chi aveva preso parte al servizio civile era riservato il 15% dei posti, mentre il merito e il servizio dei precari storici sono valsi poco per il punteggio finale. Ironia della sorte: nel 2019 avevo interrotto proprio il servizio civile per fare la mia prima supplenza”, ha detto un portavoce.
“Così sarò costretto a pagare un corso di 2.500 euro per studiare delle cose che ho già dimostrato di sapere”, ha lamentato un altro supplente di 54 anni.
Questi docenti potranno riprovare a fare il prossimo concorso, il cui bando uscirà, presumibilmente, questo autunno. Ma la delusione è tanta. “Cosa può cambiare in così poco tempo? È solamente un ricatto”, queste le parole di uno di loro.
Un docente ha spiegato: “Era la prima volta che alla fine dell’anno scolastico non ricordavo ai miei studenti che forse non sarei tornato l’anno successivo, ero fiducioso. Mi dispiace interrompere il percorso perché per i ragazzi è un piccolo trauma. Come puoi spiegargli che lavorerai in un’altra scuola ad appena cinque chilometri di distanza dalla loro?”. Per farlo ha chiesto ai colleghi di leggere loro una lettera, una volta che saranno ritornati sui banchi. “Questo lavoro ha messo a rischio la mia salute mentale”.
Per il 27 settembre è prevista una mobilitazione sotto gli Uffici regionali scolastici di Roma, Milano, Firenze e Bari, per chiedere “di rendere le graduatorie pubbliche e prorogarle fino ad esaurimento. Non dovrebbero nemmeno chiamarmi come supplente di anno in anno se ritengono che non possa diventare un docente di ruolo. Ma è un sistema che si regge sui precari: se tutti noi incrociassimo le braccia, la scuola si paralizzerebbe”, ha concluso uno dei protestanti.
“È sempre più urgente una revisione complessiva del sistema di reclutamento, per risolvere criticità che si ripropongono puntualmente ogni anno e che oggi sono ancora più evidenti, arrivando al limite del paradosso”. Lo sostiene la segretaria generale CISL Scuola, Ivana Barbacci, che osserva: “La decisione di non autorizzare le assunzioni dei docenti su tutti i posti effettivamente vacanti, ma solo su una loro parte, costringe a coprire con lavoro precario molte cattedre, per le quali ci sarebbero aspiranti che hanno affrontato e superato le prove di un concorso, ma non potranno essere assunti. Come se non bastasse, il buon esito della prova superata non avrà per loro alcun valore, e saranno costretti a ripeterla, partecipando praticamente a un concorso ogni anno, se questo è il ritmo che l’Amministrazione sarà costretta a darsi”.
“Si tratta di un evidente spreco di risorse – prosegue la segretaria generale CISL Scuola – che si traduce per i diretti interessati (penso agli idonei dei concorsi 2020, ma anche a quelli del 2023) in una vera e propria vessazione, illogica e ingiustificata. Da tempo la CISL Scuola chiede di rendere strutturale un sistema a doppio canale, già messo in pratica con successo da qualche anno sui posti di sostegno. Un canale che affianchi quello dei concorsi per esami, fra l’altro, darebbe a chi supera un concorso, ma non lo vince, la possibilità di far valere in una graduatoria per titoli quel requisito, insieme all’esperienza di lavoro nel frattempo eventualmente maturata”.
“Questa è la soluzione – conclude Ivana Barbacci – verso cui dovrebbero indirizzarsi, a nostro avviso, le scelte del Legislatore. Nel frattempo, si faccia tutto il possibile per rimuovere le rigidità imposte dalle regole attuative del PNRR; si autorizzi l’assunzione degli idonei nei concorsi, visto che i posti ci sono già adesso e non ha nessun senso riservarli al futuro, immaginando di continuare a bandire concorsi a raffica”.
“In questa fase di immissioni in ruolo si è data priorità assoluta a coloro che hanno svolto il concorso del 2023 e si è dato pochissimo spazio ai concorsi precedenti. Sono stati bloccati gli idonei. Hanno fatto scorrere per rinunce le graduatorie. Si sono create delle immissioni in ruolo con retrodatazione giuridica, finite quelle, con le nuove immissioni in ruolo hanno bloccato e non hanno garantito più la posizione degli idonei, dando priorità agli ordinari del 2016, 2018 e poi 2020, anche se col contagocce. Il grosso è andato, come GM, al concorso Pnrr. L’altro 50% è finito nelle Gae. Ci sarà lo scorrimento delle graduatorie, i concorsi non andranno a morire anche se poco alla volta ci sarà questo scorrimento. Tutto sta nel consentire il massimo dei ruoli”, ha detto il nostro esperto Lucio Ficara.
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