Gli alunni italiani di 13-14 anni hanno un grado di conoscenza civica superiore alla media internazionale: le differenze geografiche tra le varie regioni contano molto così come lo status socioeconomico della famiglia. Inoltre, gli studenti italiani sembrano essere molto interessati e attenti a questioni come la parità tra i sessi, i diritti degli immigrati e la sostenibilità ambientale.
E’ quanto emerso dai dati relativi all’Indagine IEA ICCS (International Civic and Citizenship Education Study), lo studio internazionale più ampio condotto sull’educazione civica e alla cittadinanza presentati da Invalsi il 28 novembre.
Obiettivo dell’indagine è identificare ed esaminare, all’interno di una dimensione comparativa, le modalità con le quali gli studenti frequentanti l’ottavo anno di scolarità (13-14 anni) vengono preparati per svolgere attivamente il proprio ruolo di cittadini nelle società democratiche.
Ad essere presentati sono stati i risultati internazionali, ma soprattutto quelli italiani, relativi al 2022. Le precedenti rilevazioni sono state effettuate nel 2016 e nel 2009. A livello internazionale sono stati coinvolti 82mila studenti, 42mila docenti, a livello italiano 2.121 docenti, 4.347 studenti.
L’indagine Invalsi ha tenuto conto di cinque aree di interesse (sostenibilità, tecnologie digitali, diversità, opinioni su sistema politico, cittadinanza globale) e di tre dimensioni (conoscenza civica, atteggiamento e impegno, importanza dei contesti).
I dati sono stati raccolti tramite una prova cognitiva, un questionario studente internazionale, un questionario europeo per gli studenti, questionario insegnanti, questionario scuola e un’indagine sui contesti nazionali. Per la prima volta nella maggior parte dei casi le prove si sono svolte online.
L’Italia ha conseguito un punteggio medio di conoscenza civica significativamente superiore alla media pari a 523, classificandosi al settimo posto: mettendo a confronto i Paesi, il punteggio più alto è stato ottenuto da Taipei cinese (583) e Svezia (565), il più basso da Bulgaria (456) e Colombia (452).
L’indagine ha preso in esame dei livelli di rendimento, dal più alto (A) al più basso (D). L’Italia presenta punteggi alti nei primi due livelli, e bassi negli ultimi.
Purtroppo ci sono differenze territoriali: Sud e Isole fanno registrare il punteggio medio più basso dalla media nazionale, il Nord il più alto. Al Centro Italia purtroppo ci sono molti studenti che non raggiungono neanche il livello D, il minimo considerato dall’indagine.
In media, a livello internazionale, circa il 60% degli studenti ha ottenuto punteggi che li collocano almeno al livello B della scala di conoscenza civica. La percentuale di studenti che non raggiungono il livello D è del 3% in media a livello internazionale.
In Italia il 70% degli studenti raggiunge almeno il livello B. Solo l’1% degli studenti italiani non raggiunge il livello D.
Tra i risultati emersi, inoltre, è possibile notare che dal 2016 al 2022 non c’è stato un aumento della conoscenza civica, forse come esito della pandemia. In particolare, nessun Paese ha migliorato i propri risultati, mentre ben sei Paesi sono peggiorati.
In Italia non c’è nessun cambiamento significativo: il punteggio fatto registrare nel 2016 era 524, quello del 2022 (523) non si discosta di molto. I dati non si discostano molto nemmeno da quelli del 2009. Nel caso del Belpaese i dati non sono in peggioramento, per fortuna, come lo sono in altri Paesi, ma non sono nemmeno in miglioramento.
Per quanto riguarda le differenze di genere, è stato evidenziato che le studentesse hanno maggiore conoscenza civica dei loro compagni maschi in ben diciotto Paesi. Questo si è verificato in tutti e tre i cicli di raccolta dati.
In Italia le ragazze fanno registrare 27 punti in più dei ragazzi in tutte le macroaree geografiche ad eccezione del Sud, dove i risultati sono simili ma non presentano rilevanza statistica: anche qui c’è un divario costante.
Dai dati è emerso che lo status socioeconomico più alto degli studenti permette loro di avere maggiore conoscenza civica. Un indice determinante che pesa molto è costituito dalla quantità di libri presenti in casa (più o meno di 26). Chi ha uno status socioeconomico alto, a livello internazionale, si discosta di ben 65 punti.
In Italia la situazione è simile: la differenza tra chi ha uno status alto e chi ha uno status basso è pari a quasi un intero livello di rendimento.
Un altro indice preso in considerazione è l’occupazione dei genitori degli studenti: In Italia si parla di 41 punti di differenza. L’indice costituito dai titoli di studio dei genitori, invece, sembra pesare meno.
Invalsi ha anche analizzato gli atteggiamenti degli studenti riguardo partecipazione e cittadinanza attiva. Gli studenti italiani risultano essere molto interessati alle vicende politiche in Italia, con punteggi superiori alla media internazionale. Molto importante pare essere ruolo della famiglia e del dialogo con i genitori. Gli alunni italiani si sentono di poter esercitare la cittadinanza di più rispetto al passato e rispetto agli altri Paesi.
L’indagine ha analizzato anche le fonti da cui gli studenti raccolgono informazioni riguardo politica e società: in media, a livello internazionale la fonte più comune di informazione riguardo alle questioni politiche e sociali tra gli studenti della secondaria di primo grado resta la televisione, con il 50% degli studenti che ha riportato una frequenza almeno settimanale nell’uso di questa fonte.
Seguono l’uso di Internet (29%) e la lettura di giornali, compresi quelli online (21%). Nel periodo tra il 2016 e il 2022, si è osservata una forte diminuzione nell’uso della televisione come fonte di informazione, che è scesa dal 66 al 49% in media nei Paesi che hanno partecipato ad entrambi le rilevazioni.
Anche in Italia si è verificata una diminuzione nell’uso della televisione come fonte di informazione (-6 punti percentuali rispetto al 2016), mentre l’uso di Internet per informarsi su temi politici e sociali è aumentato tra i giovani italiani di 8 punti percentuali.
In media a livello internazionale, un terzo degli studenti partecipanti ha dichiarato di discutere di frequente, almeno settimanalmente, con i propri genitori su questioni politiche e sociali. Tuttavia, le percentuali variano notevolmente da Paese a Paese.
Con gli amici si parla meno che con i genitori/tutori, ma comunque in misura maggiore rispetto al 2016.
La modalità di utilizzo prevalente degli strumenti di partecipazione civica consiste nel mettere un like a un post su una questione politica o sociale (ITA: 33% ICCS: 24%).
Anche i social sono un mezzo di partecipazione civica, soprattutto per chi è abbastanza/molto interessato a questioni politiche o sociali.
E per quanto riguarda il futuro? Gli studenti italiani si sentono di poter partecipare civicamente nel futuro, hanno aspettative più alte della media internazionale. Sempre i nostri studenti si dichiarano propensi a intraprendere in futuro una serie di attività a protezione dell’ambiente in misura maggiore degli studenti a livello medio internazionale.
Per quanto riguarda la partecipazione elettorale, la propensione degli studenti italiani al voto in età adulta è maggiore di quella rilevata a livello medio internazionale anche se in diminuzione rispetto al 2016. Gli studenti con livelli più elevati di conoscenza civica si aspettano di partecipare al voto in misura maggiore degli altri studenti.
La partecipazione politica attesa degli studenti italiani, invece, è superiore a quella media internazionale e costante rispetto al 2016. La conoscenza civica non risulta associata alla partecipazione politica attesa.
Dai dati emerge che per l’83% degli studenti italiani la democrazia resta la migliore forma di governo. Tuttavia, i nostri studenti sono meno soddisfatti del proprio sistema politico e più critici nei suoi confronti rispetto alla media internazionale.
Inoltre, sempre gli allievi italiani sembrano avere meno fiducia nei tribunali e nel Parlamento rispetto alla media internazionale, e più fiducia nei media tradizionali.
In Italia, il sostegno alla parità di genere è più elevato di quanto si registra a livello medio internazionale ed è più forte tra le ragazze. I nostri studenti sono anche più favorevoli alle pari opportunità per gli immigrati. Gli studenti con livelli di conoscenza civica più elevati sono più favorevoli alla parità di genere e alla parità dei diritti per gli immigrati.
Chi studia in Italia, inoltre, ha atteggiamenti più favorevoli nei confronti della tutela ambientale rispetto alla media internazionale. E la preoccupazione riguardo al cambiamento climatico sembra essere aumentata rispetto al 2016.
I risultati internazionali di ICCS 2022 mostrano inoltre che la percezione di un clima di classe aperto alla discussione è associata positivamente alla conoscenza civica.
In Italia il punteggio nella scala “clima di classe aperto alla discussione” è di 55 ed è significativamente superiore rispetto alla media internazionale di 50.
Come abbiamo scritto più volte, la Legge 92 del 2019, applicata a partire dall’anno scolastico 2020-2021, prevede che l’insegnamento dell’educazione civica, pari a 33 ore l’anno, sia affidato in “contitolarità” (a meno che alle superiori non si affidi ad un docente di discipline giuridiche ma percentualmente è una possibilità remota).
Le Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica sono state pubblicate con il D.M. n. 35 del 22.06.2020.
L’insegnamento ruota intorno a tre nuclei tematici principali:
L’orario che gli istituti dovranno dedicare a questo insegnamento non deve essere inferiore a 33 ore per ciascun anno scolastico.
La Legge dispone che l’insegnamento trasversale dell’Educazione Civica sia oggetto delle valutazioni periodiche e finali.
Al termine del primo e del secondo ciclo di istruzione, gli studenti dovranno aver raggiunto determinati traguardi di competenza.
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