In un Paese che favorisce simulacri e simulazioni, pseudo-eventi dettati dalla acuta “sondaggite” che ci ammala da anni, bombardamenti televisivi e pubblicitari che semplificano il linguaggio e ci disabituano al pensiero e alle emozioni, la vittima numero uno doveva essere sicuramente la cultura che ha come corollari l’istruzione, la ricerca, lo spessore intellettuale, l’alfabetizzazione di massa che, sostenuta dalla ragnatela mediatica e dall’economia del benessere, pensavamo fosse arrivata a livelli ottimali, quanto meno soddisfacenti.
E invece, scrive il Messaggero, non è così, a tutto vantaggio di atteggiamenti corrivi e residuali, di cliché e stereotipi soffocanti alla Grande Fratello e così Ippolito svela quanto è somara l’Italia e con nomi e cognomi.
Il libro fornisce, dice l’articolista, un campionario incredibile di assurdità: il sottosegretario che accusa il ministro di essere un “asino bardato da generale”, la conduttrice che inciampa sugli accenti, deputati che parlano in modo inverosimile. Sorprendente? L’Italia è sempre in coda nelle classifiche per l’istruzione e la cultura. Lo confermano gli spropositi che si trovano nei temi della maturità, i pessimi risultati degli studenti nel confronto internazionale, gli errori nella formulazione delle domande ai concorsi: anche chi giudica sbaglia. E l’economia arretra.
Il contrario di quanto avvenne negli anni del boom, quando l’innalzamento culturale accompagnò il miracolo. Oggi il 45,2 per cento ha al massimo la licenza media contro il 27,3 per cento dell’Europa.
Solo due italiani su quattro sono diplomati contro tre inglesi su quattro. L’Italia è avara: in Europa è ventiduesima per la quota di spesa pubblica destinata all’istruzione in rapporto al Pil. E al peggio non c’è mai fine per l’onda lunga dei tagli dell’era Berlusconi, ma anche per la scarsa sensibilità del governo tecnico di Monti. Nemmeno i privati si salvano, scrive sempre il Messaggero, i confronti internazionali proposti ripetutamente nel libro certificano il disastro.
Uno schiaffo per un paese come l’Italia, per secoli culla della cultura e dell’arte. Come si può tornare a crescere? Con l’istruzione e la cultura. Ma finché gli ignoranti occuperanno la politica non potrà esserci un reale cambiamento e un ritorno allo sviluppo. Solo il sapere può dare la scossa.
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