L’ uso improprio della lingua madre da parte di certi presidi è un vistoso neo della scuola italiana, balzato di recente agli onori della cronaca dopo la notizia di una circolare scolastica piena di errori. Nel documento, reso pubblico da Ernesto Galli della Loggia- giornalista del Corriere della Sera- e ironicamente definito dai media “la circolare delle circolari”, si legge: “Circolare n. 44. Oggetto: circolazione circolari. Sono state presentate alcune rimostranze da parte di genitori dell’alberghiero e dei loro rappresentanza (sic!) riguarda (sic!) la mancata circolazione di alcune circolari. Si raccomanda di far circolare per le classi agli (sic!) studenti tutte le circolari e di farle ricircolare per le classi uscite prima (sic!).ì
Si raccomando (sic!) di mantenere un flusso continuo di circolazione e di ricircolazione delle circolari anche con l’ausilio attivo e fattivo all’ (sic!) istituto alberghiero degli studenti di accoglienza turistica».
Pregnanti i numerosi “sic!” che l’ autore dell’ articolo ha inserito nel testo originale, per dare maggiore risalto agli errori riportati testualmente.
“Questo –conclude Galli della Loggia- è un testo ufficiale redatto e firmato da un dirigente scolastico della sgrammatica Repubblica italiana”. Un testo nel quale “gli stupri sintattico-grammaticali gareggiano con la surreale demenzialità dell’enunciato, con un effetto complessivo degno del migliore Totò”.
Leggendo le castronerie che hanno fatto ridere tutta l’ Italia, viene spontaneo chiedersi come abbia fatto a diventare preside una persona capace di concepire “atti” del genere.
Non che la cosa ci stupisca più di tanto, intendiamoci. Chissà quante chicche di sgangheratezza linguistica (anche peggiori di queste) i docenti italiani si vedono elargire quotidianamente dai loro leader educativi!
Più d’ uno avrà senz’ altro condiviso il giudizio severo con cui Ernesto Galli della Loggia ha “bocciato” il preside nel suo godibilissimo editoriale.
Ma- ci scommetto- altri avranno assolto il dirigente, tirando fuori la solita pezza della “distrazione”, “disattenzione” e compagnia bella. Li abbiamo già visti in azione durante l’ ultimo concorso a preside i difensori dell’ indifendibile, abilissimi nel ribaltare la frittata facendo passare per virtuosi conoscitori della lingua anche i più efferati squarciatori della grammatica italiana.
Ma, stavolta, proviamo a ragionare come loro e concediamo all’ autore della circolare un’ attenuante, l’ unica possibile: la superficialità.
Dunque, ipotizziamo che chi ha emesso la famigerata circolare si sia limitato a firmarla senza averla letta. Qualcun altro potrebbe averla scritta al suo posto.
Detta così, la cosa suona meglio? Dipende se si ritiene più grave, da parte di un dirigente scolastico, ignorare la lingua italiana o firmare a scatola chiusa documenti scritti da altri, senza neppure visionarli. C’è da sentirsi meglio all’ idea che un capo d’ Istituto si attorni di collaboratori talmente ignoranti?
Una cosa è certa, se lo scritto di cui sopra è “la circolare delle circolari”, il dubbio che esso instilla nella mente dei più benevoli dei benpensanti è “il dilemma dei dilemmi”: ignoranza o superficialità?
Un dilemma che, a dire il vero, non è nuovo in Calabria. E’, anzi, un vecchio busillis (ancora irrisolto), sollevato dai ricorsisti del concorso a preside 2011, i quali hanno denunciato gli orrori grammaticali (e non solo) presenti in alcuni temi di aspiranti presidi, giudicati dalla commissione esaminatrice “idonei” a sostenere gli orali. Anche allora qualcuno provò a tirare in ballo il fattore D, ipotizzando la “distrazione” dei candidati. Distratti i candidati, ma, evidentemente, distratti anche i membri della commissione, che si sono lasciati sfuggire tanti madornali strafalcioni.
Distratta, la commissione, fin dal primo giorno, quando ha elaborato, scritto, stampato e distribuito a quattrocento candidati (tutti insegnanti!) la seguente traccia: “L’ art. 25 del d.lg 165/2001 prevede che il dirigente scolastico possa, nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative, di (sic!) avvalersi (…)”.
Nota bene, il testo asintattico di cui sopra reca la firma di un docente universitario, di una dirigente scolastica laureata in lettere classiche e di un funzionario Miur. Tutti e tre distratti. Sic et simpliciter!
Rileviamo una “distrazione” simile nel “saluto”, pubblicato sul web, a firma di una neo dirigente scolastica calabrese, la quale (tra le altre cose) scrive: “A voi bambini e ragazzi voglio farvi (sic!) un saluto con delle raccomandazioni…”.
Nel “saluto dei saluti” (se ne consiglia lettura integrale) l’ autrice è scivolata su un marchiano “a voi vi”, che in italiano non si dice. E non si scrive. Soprattutto non si pubblica in Internet.
Ignoranza o distrazione? Tertium non datur? Non si sa. Ad ogni modo, dopo aver letto cotanti “autorevoli” scivoloni, dobbiamo quanto meno concludere (nella migliore delle ipotesi), che la nostra P.A., costituzionalmente improntata al buon andamento, di fatto seleziona commissioni distratte, che selezionano dirigenti distratti. Sic!
Infine, ma non da ultima, una domanda, anzi, la domanda delle domande, la poniamo a Matteo Renzi: saranno dirigenti “distratti” come questi a dover selezionare, secondo la Buona Scuola, i docenti meritevoli?