Ancora malumori e disaccordi sindacali. Le diverse prese di posizione di fronte alla residua offerta del Governo per il rinnovo degli accordi contrattuali stanno producendo pericolose contrapposizioni: l’accordo sul nuovo modello pubblico-privato di lavoro stipulato a Palazza Chigi (che limiterà anche la portata degli scioperi) ha reso ancora più evidente l’isolamento della Cgil. Che non solo non ha firmato, ma ha anche indetto un referendum per il 9 e 10 febbraio “per dire no ad accordi che diminuiscono le retribuzioni”. Sempre la Cgil ha indetto lo sciopero nazionale per tutti i lavoratori pubblici, insieme con quelli del settore metalmeccanico: la protesta nazionale si svolgerà per 13 febbraio a Roma, in piazza San Giovanni, “per quella che – secondo il segretario nazionale della Fp-Cgil, Carlo Podda – sarà la più grande manifestazione del lavoro pubblico mai fatta in questo Paese”.
Ancora non è chiaro se anche gli iscritti della Cgil al comparto della Conoscenza saranno chiamati a scendere di nuovo in piazza: la non certo esaltante risposta dello scorso 13 dicembre potrebbe indurre i responsabili del sindacato di via Leopoldo Serra ad attendere lo sviluppo degli eventi. Il rischio è che il personale, che aveva risposto compatto all’iniziativa unitaria del 30 ottobre producendo una storica manifestazione tra le strade di Roma, possa dire no ad una presa di posizione sacrosanta (80 euro medi lordi di aumento per il 2009 coprono appena il livello d’inflazione), ma che ad accordo ormai siglato non avrebbe di certo effetti immediati.
C’è poi da dire che tradizionalmente il mondo della scuola si è sempre mosso con iniziative e tempi diversi. Basti pensare al referendum tra i lavoratori sul rinnovo contrattuale che la Flc-Cgil ha annunciato da diverse settimane: l’iniziativa (si può votare non solo nelle scuole, ma anche nelle sedi sindacali e nei seggi mobili) è stata avviata il 13 gennaio e andrà avanti fino al 16 febbraio. Ora Epifani annuncia che verrà estesa a tutti i comparti e chiederà anche a Cisl e Uil di partecipare: “ci vuole il coinvolgimento dei lavoratori perché tutti gli accordi sulla contrattazione sono stati giudicati dai lavoratori. Sarebbe grave se non si facesse questa volta”, ha detto il segretario generale della Cgil. L’impressione, per la scuola, è che l’adesione allo sciopero degli altri ministeri dipenderà molto dall’esito del referendum indetto tra docenti ed Ata. “L’ultima parola spetta a lavoratori”, ha fatto anche sapere il segretario della Flc Mimmo Pantaleo.
Intanto, in attesa di conoscere le strategie del primo sindacato per numero di iscritti, nel mese di febbraio alcuni lavoratori della scuola torneranno di sicuro in piazza: sono quelli aderenti all’Unicobas, il cui segretario Stefano d’Errico ha annunciato lo sciopero generale del settore istruzione (contro l’applicazione della riforma Gelmini ed il rinnovo contrattuale) nello stesso giorno in cui protesterà la Cgil (il 13 febbraio). I militanti dell’Unicobas, che riuniranno davanti al Ministero dell’Istruzione a partire dalle 9,30, hanno anche deciso, per il giorno precedente (giovedì 12 febbraio) il blocco degli scrutini e della consegna delle schede di valutazione. D’Errico ancora una volta attacca i sindacati firmatari (“autori di un’intesa recessiva”). Ma anche con la stessa Flc-Cgil: lo loro “è una posizione imbarazzante: proprio in questi giorni – sostiene il leader Unicobas – sono giunte nelle scuole le indicazioni del Miur per la formazione degli organici a seguito dei regolamenti attuativi della legge Gelmini concordati con l’inqualificabile accordo dell’11 dicembre scorso”.