Di essi, 376 mila minori (67 mila bambini fino a sei anni e 309 mila bambini e adolescenti tra i 7 e i 17 anni) si sono aggiunti nel solo 2013. In particolare nel Mezzogiorno dove la percentuale di minori in povertà assoluta sale in media al 19%, con punte in Calabria, Sicilia, Sardegna e Puglia.
In termini di povertà relativa sono oltre 2 milioni i minori coinvolti, dove le famiglie sono costrette a tagliare dove possibile, rinunciando a viaggi, cultura, sport, svaghi.
“Non si permettono mai un viaggio e una vacanza lontano da casa il 51,6 per cento di famiglie con almeno 1 minore – spiega l’Atlante -, a fronte del 40 per cento nel 2010. Fanno sport solo il 46,3 per cento di adolescenti con picchi di inattività nel Mezzogiorno”.
Inoltre sono 3 milioni 200 mila i bambini e ragazzi tra 6 e 17 anni che non hanno letto un libro nel 2013 (5 minorenni su 10) e circa 4 milioni (circa il 60 per cento) non hanno visitato una mostra o un museo.
Povertà sia economica che culturale che si appesantisce a causa dell’arretramento dei servizi, come quelli per la prima infanzia.
Nell’anno scolastico 2012/2013 soltanto 13 bambini su 100 tra 0 e 2 anni frequentavano i nidi pubblici e convenzionati.
Anche la scuola “fa acqua da molte parti”, denuncia il dossier, con il 70% degli edifici con più di 30 anni e il 43% bisognoso di interventi di natura edilizia.
Ma ai problemi strutturali, spiega l’Atlante, “si aggiungono fattori come l’invecchiamento, la precarizzazione e i bassi livelli di formazione e di valutazione del corpo docente, i cui standard di perfezionamento e di formazione continua sono inferiori di oltre 10 punti ai loro colleghi europei”.
Altro fattore determinante è la limitazione del tempo scuola. “In nessuna delle regioni italiane le scuole primarie e medie a tempo pieno superano il 50 per cento. Per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado, l’unica regione a superare la soglia del 40 per cento è la Basilicata, mentre in ben 6 regioni la percentuale di copertura scende sotto il 15 per cento”.
Un insieme di fattori che, secondo l’Atlante, “spiega, almeno in parte, le basse competenze di tanti studenti italiani nei programmi di valutazione internazionali e gli alti livelli di dispersione scolastica:
ben il 17 per cento degli studenti interrompe il percorso scolastico fermandosi al diploma della scuola media. Una delle percentuali più alte d’Europa, con indici superiori solo per la Grecia (23 per cento), Malta (21 per cento), Portogallo (19 per cento) e Romania (18 per cento)”.
Per Save the Children Italia, “l’inadeguatezza del nostro sistema scolastico è il frutto di anni di disattenzione e briciole di investimenti che ci hanno posizionato in coda all’Europa in quanto a spesa pubblica per l’istruzione. Negli ultimi mesi sono giunti dal governo segnali positivi in questo ambito cruciale, ma tutti quanti dobbiamo aumentare gli sforzi affinché la più importante infrastruttura sociale del nostro paese torni ad essere un punto di riferimento solido anche per i bambini e le famiglie in condizione di particolare disagio. Save the Children chiede inoltre al governo e alle istituzioni di varare interventi e politiche in grado di aumentare l’offerta dei consumi educativi, rendendo accessibili a tutti spazi e opportunità sportive, culturali e di svago. Una potente iniezione di stimoli culturali in aree che ne sono sprovviste, può aprire prospettive nuove nella vita dei ragazzi”.
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