Il caso dell’istituto comprensivo “Giulio Tifoni di Pontremoli (Massa), dove sono stati bocciati cinque alunni in prima elementare ”per non avere raggiunto gli obiettivi minimi del programma ministeriale”, oltre a essere arrivato in Parlamento, ha coinvolto pure il ministero che ha proceduto a “delle verifiche per operare nel migliore dei modi”.
Il caso aveva interessato anche il Consiglio regionale della Toscana, un cui consigliere, Daniela Lastri, dopo avere definito la scelta ”vergognosa e pericolosa per il percorso di vita di bambini cosi’ piccoli”, ha presentato insieme ad altri consiglieri un’interrogazione orale per chiedere maggiori spiegazioni sulle motivazioni che hanno determinato il mancato superamento dell’anno scolastico per cinque studenti, di cui uno disabile e due stranieri.
Gli interroganti attribuiscono la responsabilità di tanto rigore pure al fatto che le classi in questione siano sovraffollate, mentre si ventila la possibilità che col vecchio modulo di tre insegnanti queste bocciature sarebbero state molto più difficili.
Anche Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, ha detto la sua in ordine pure ad altre bocciature in altre scuole: “
L’orrenda notizia di altri tre bambini bocciati in prima elementare in provincia di Pavia deve indurre tutto il mondo della scuola, e non solo, ad un’attenta e profonda riflessione. Nei giorni in cui si discutono le indicazioni nazionali per il curricolo della scuola del primo ciclo, vogliamo ricordare alle intrepide dirigenti scolastiche degli istituti di Pontremoli e Landriano, che gli obiettivi di apprendimento vanno traguardati in quinta elementare e che e’ “compito” della Repubblica, attraverso la scuola in primo luogo, far diventare realtà l’art.3 della Costituzione rimuovendo gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini. Il primo giorno di scuola arrivano bambini molto diversi: c’è il figlio del professionista che sa già leggere e scrivere, c’è quello che sa solo disegnare e quello che non parla neppure l’italiano. Quando nella primaria c’erano le compresenze, a Natale si compiva sempre il miracolo della scuola pubblica: tutti sapevano leggere e scrivere e quei bimbi così diversi erano diventati una classe. Tutta la comunità, oggi, si senta corresponsabile di quei fallimenti scolastici. Vengano ripristinate le compresenze, perché è inaccettabile che i più piccoli e i più deboli, vengano umiliati da un’esclusione precoce che lascia ferite profonde”
Intanto non è piaciuta al dicastero di viale Trastevere la fretta con cui il preside dell’Istituto ”Giulio Tifoni” ha annunciato il 13 giugno che l’ispezione ministeriale non ha messo in evidenza alcuna irregolarità nell’episodio di cui è stata protagonista la scuola da lui diretta.
Il ministero ritiene ”incongrue” le dichiarazioni del dirigente scolastico perchè ” prefigurerebbero già un esito degli accertamenti sulla situazione che, invece, sono ancora in corso”. Dal Miur si spiega che c’è stata una prima ricognizione, con conseguente relazione, fatta dall’Ufficio scolastico regionale in accordo con il capo dipartimento all’Istruzione, Lucrezia Stellacci.
L’ufficio scolastico regionale ha quindi disposto un secondo accertamento sul posto, ”naturalmente nel pieno rispetto della libertà d’insegnamento”.
La relazione finale, che sarà messa a punto al termine di questa seconda indagine, verrà consegnata dall’ufficio scolastico regionale al ministero e solo allora ”il ministero, e non altri, trarrà le dovute conclusioni adottando, se necessario, provvedimenti”.
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