Bisognerà forse aspettare ancora un paio di anni per trovare la “cifra” giusta con cui ricordare cosa ha significato il 2015 per la scuola italiana.
Per il momento le le definizioni sono contrapposte: per il Ministero e per il Governo si tratta di un anno strardinario ricco di novità normative importanti e significative, per gli oppositori della legge 107 il 2015 è stato invece il vero “annus horribilis” della scuola itaiana.
Un fatto, per il momento, è però sicuro: il Governo non è riuscito a realizzare pienamente il progetto che aveva in mente. A settembre 2014 si parlava di 150mila assunzioni, di svuotamento totale delle GAE, di cancellazione definitiva delle supplenze e di docenti aggiuntivi assegnati alle scuole in base alle reali esigenze delle istituzioni scolastiche.
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I fatti sono andati un po’ diversamente: nelle GAE ci sono ancora decine di migliaia di insegnanti, le assunzioni sono state meno di 100mila (a proposito: un dato ufficiale non esiste, forse sono 85mila, ma perchè il Miur non fornisce i numeri definitivi?) e nelle scuole continuano ad esserci i supplenti, che però non sempre ricevono lo stipendio in modo regolare.
L’organico potenziato è stato distribuito alle scuole nel modo che sappiamo e che definire “random” (a caso) è un eufemismo d’obbligo per evitare espressioni non propriamente “politicamente corrette”.
Il 2015 è stato anche l’anno di quello che è stato forse lo sciopero più partecipato del mondo scuola (5 maggio); ma curiosamente è stato anche lo sciopero meno “capitalizzato” di sempre: il disegno di legge contro il quale centinaia di migliaia di docenti erano scesi in piazza è stato approvato senza vistosi cambiamenti; la legge è entrata in vigore e nelle scuole non si sono visti i viet-nam annunciati a suo tempo dai sindacati e dai movimenti.
Peraltro contrasto e opposizione si sono visti, eccome, ma soprattutto nei social network.
Proclami, lettere aperte, annunci di proteste clamorose, alle vote persino minacce sopra le righe, si susseguono ormai quotidianamente nel WEB, facendo un po’ da contraltare al modesto esito delle iniziative politico sindacali messe in atto in autunno (lo sciopero del 13 novembre è stato al di sotto delle aspettative e la stessa manifestazione nazionale del Pubblico Impiego promossa dai sindacati rappresentativi è stata un mezzo flop).
Si potrebbe dire che il 2015 è stato un anno caratterizzato da una protesta più virtuale che reale, ma poi se si pensa allo sciopero del 5 maggio neppure questa definizione è molto azzeccatta.
Nella scuola, come sempre, la ripresa dell’attività a gennaio fa un po’ da spartiacque e quindi fra un mese potremmo avere qualche dato in più per comprendere meglio un anno che – in ogni caso – ha segnato un passaggio importante per la storia del nostro sistema scolastico.
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