Per il ministro Giannini, il 2015 è stato l’anno della scuola, de “La Buona Scuola”, ma per vederne gli effetti, anche sulle supplenze, occorrerà aspettare il 2018.
Per vedere realizzati i risultati promessi dalla riforma, quindi, i tempi non saranno brevi: servirà, dice Giannini a colloquio con l’Unità, “un triennio per mandare a regime tutti i processi più complessi della riforma, come il piano assunzionale, la diminuzione delle supplenze, il processo di formazione strutturale e permanente. Per quanto concerne i risultati che più ci interessano, ovvero come usciranno i nostri ragazzi da questa scuola, dovremo attendere il completamento di un ciclo scolastico”.
Solo a riforma ampiamente approvata, dunque, il titolare del Miur ammette che la “supplentite”, come l’ha definita più volte il premier Renzi, è dura da vincere. Almeno nell’arco di pochi anni.
Il titolare del Miur ha quindi rivendicato, sempre nel corso dell’intervista al quotidiano politico, l’importanza del lavoro svolto nel corso del 2015: “Serviva una riforma per un progetto di lungo termine, capace di dare risorse finanziarie ed umane all`intero settore”.
Per Giannini il “saldo” del 2015, almeno sul fronte scolastico, è quindi positivo: “È stato un anno importante, non solo per me e per il ministero, ma per la scuola. Dopo anni di trascuratezza l`istruzione è tornata al centro del dibattito. Siamo partiti da un percorso di consultazione fortemente voluto sulle nostre proposte. E dopo mesi di confronto siamo arrivati alla legge che poi abbiamo approvato nel luglio di quest`anno. Non senza critiche, ma convinti delle nostre scelte”.
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Giannini, spiega anche i motivi che hanno convinto il Governo ad approvare la riforma, malgrado le proteste. “La scuola italiana è di ottimo livello. Ma ciò che mancava era una riforma che determinasse un progetto di lungo termine, che desse di nuovo risorse, sia finanziarie che umane, al settore, che adeguasse finalmente, una scelta non più rinviabile, le competenze che i nostri ragazzi acquisiscono alla fine del loro percorso e che determinasse una nuova centralità del corpo docente. Tutto questo la “Buona scuola” lo ha fatto”, ha sottolineato il ministro.
Il quotidiano chiede poi al ministro se i nostri giovani rischiano di diventare padroni dell’informatica ma con poche conoscenze letterarie: “È un rischio che corriamo, ma che abbiamo già arginato, inserendo nel preambolo della Riforma, quel famoso articolo 1, diventato oggi manifesto della nuova scuola, un impegno serrato per non far decadere l`attenzione su quella che è la spina dorsale della nostra cultura sia letteraria che scientifica”, risponde secco il ministro.
Giannini tiene quindi a dire che “il 22 dicembre abbiamo firmato per il riconoscimento dell`equipollenza, rispetto alla laurea, alla laurea magistrale e al diploma di specializzazione, dei titoli di studio rilasciati dalle scuole e istituzioni formative di rilevanza nazionale che operano nei settori audiovisivo e cinema, teatro, musica, danza e letteratura di competenza del Mibact. In questo modo si pone fine ad una carenza storica che ha creato moltissimi problemi nel corso degli anni a centinaia di persone che esprimono un pezzo di eccellenza italiana”.
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