Il primo gennaio, 50esima Giornata mondiale della pace, risuoneranno le parole di Papa Francesco: “Essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza”.
“La nonviolenza – prosegue Francesco – per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità. L’amore del nemico costituisce il nucleo della rivoluzione cristiana”.
“Anche Gesù visse in tempi di violenza”, sottolinea il Papa: “Egli insegnò che il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano”.
“Quando impedì a coloro che accusavano l’adultera di lapidarla e quando, la notte prima di morire, disse a Pietro di rimettere la spada nel fodero, Gesù tracciò la via della nonviolenza, che ha percorso fino alla fine, fino alla croce, mediante la quale ha realizzato la pace e distrutto l’inimicizia. Perciò, chi accoglie la Buona Notizia di Gesù, sa riconoscere la violenza che porta in sé e si lascia guarire dalla misericordia di Dio, diventando così a sua volta strumento di riconciliazione, secondo l’esortazione di san Francesco d’Assisi: ‘La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori’”.
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“Un appello in favore del disarmo, nonché della proibizione e dell’abolizione delle armi nucleari” è quello rivolto da Papa Francesco ai governi di tutto il mondo. “Un’etica di fraternità e di coesistenza pacifica tra le persone e tra i popoli non può basarsi sulla logica della paura, della violenza e della chiusura, ma sulla responsabilità, sul rispetto e sul dialogo sincero”, scrive Francesco sottolineando che “la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca assicurata non possono fondare questo tipo di etica”.
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