La riforma non è ancora stata presentata, ma alcuni sindacati e lavoratori sembrano già avere le idee chiare: va respinta. Il primo organismo a passare dalle proteste verbali a quelle di piazza sarà l’Usb: lo farà il 22 febbraio, in concomitanza con l’iniziativa ‘La scuola che cambia, cambia l’Italia’, voluta dal premier Renzi come prologo al primo dei due decreti sulla Buona Scuola.
Mentre il Pd presenterà la riforma, il sindacato di base metterà così in atto il presidio dei lavoratori della scuola a Roma, in via Nazionale, davanti il Palazzo delle Esposizioni. “Per i lavoratori della scuola – spiega l’Unione sindacale di base – non c’è un bel niente da festeggiare: mancano ancora 250mila insegnanti, oltre i 150mila precari già in servizio; i docenti continuano ad avere condizioni lavorative che svalorizzano il loro ruolo; il personale Ata è ovunque sotto organico e sottoposto a carichi assurdi di lavoro”.
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Per l’Usb non ci sono dubbi: “al di là dei roboanti annunci sulla centralità dell’istruzione, la ‘Buona Scuola’ non è altro – prosegue il sindacato – che la prosecuzione della riforma Gelmini. Renzi ha bloccato il contratto e tagliato 2.020 unità di personale Ata e di fondi, mentre proseguono i regali agli imprenditori. Inoltre, falsa meritocrazia, aumento dell’orario di lavoro, cancellazione dei Decreti Delegati, invasione dei privati: la scuola pubblica statale è ridotta al lumicino, divenendo scuola per censo che nega ai figli dei lavoratori il diritto all’istruzione e anche – conclude il sindacato – la speranza di diventare un lavoratore della scuola”.
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