In migliaia si troveranno a Roma per ”dire no al Jobs Act”, per ”cambiare il Piano Scuola”, per ”chiedere al governo di garantire il diritto allo studio” nel nostro paese.
Lo annunciano gli studenti universitari dell’Udu e della Rete studenti. Il portavoce della Rete Studenti Medi sottolinea che ”dopo la pubblicazione del Piano Scuola, che mette in discussione il ruolo e la natura della scuola pubblica e dopo l’approvazione del Jobs Act, che precarizza il lavoro e ci consegna un futuro senza diritti, senza tutele e precario, è chiaro che l’idea di società del Governo è estremamente elitaria e lontana anni luce da quello che, in realtà, gli studenti vogliono: vogliamo poter studiare, vogliamo poter frequentare l’università, vogliamo avere tutti le stesse possibilità di riscattarci a prescindere dalle condizioni socio economiche delle nostre famiglie. Infine, vogliamo che il lavoro non sia un mondo precario e senza regole, vogliamo un lavoro che sia dignità e non sfruttamento”.
”Il 25 ottobre – afferma il Coordinamento dell’Unione degli Universitari – saremo in piazza con le lavoratrici e i lavoratori del Paese per chiedere un cambiamento vero, per portare le nostre proposte al Governo, per essere ascoltati perché non possiamo più permetterci di vivere in un presente e in un futuro precario. Chiediamo che il paese riparta dai giovani e dell’istruzione tutta, il 25 ottobre in piazza per un Paese diverso fatto di e per giovani!”.
La segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, ha a sua volta inviato agli iscritti una lettera per invitarli alla manifestazione del prossimo 25 ottobre.
“È il momento delle scelte, chiare, dedicate a creare lavoro – spiega Susanna Camusso nell’attacco della lettera – che invoca all’unità e auspica l’apertura di una nuova fase in grado di “cambiare l’Italia”.
Ricordando come siano ormai trascorsi sette anni dall’inizio della crisi economica, Camussio aggiunge come in Italia e in Europa prosegua “la politica del rigore che tra tagli lineari, interventi sul mercato del lavoro, blocco dei contratti, non dà lavoro e impoverisce le famiglie, come confermato dalla recessione che permane nel nostro Paese. La conferma di quelle politiche che, purtroppo, caratterizza il governo Renzi, insiste su un’idea di Italia che compete al ribasso, non scommette su innovazione, istruzione, ricerca, non scommette sul lavoro di qualità”.
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