Quest’anno ricorrere il 70° anniversario della liberazione dei sopravvissuti al campo di concentramento di Auschwitz : era infatti il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell’Armata rossa che avanzavano verso Berlino raggiunsero il lager presso la città polacca di Oświęcim (in tedesco Auschwitz), abbattendone i cancelli e consentendo quindi ai sopravvissuti di rivelare gli orrori e i crimini infami commessi dai nazisti.
Nel nostro Paese, il “Giorno della memoria” è stato istituito dal Parlamento italiano con la legge n. 211/2000 (cinque anni prima che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite scegliesse, con risoluzione 60/7 del 2005, la stessa giornata del 27 gennaio), per ricordare le leggi razziali in Italia (introdotte nel 1938 dal regime fascista e firmate dall’allora re d’Italia), la Shoah e le persecuzioni subite da tutti i deportati nei campi nazisti, anche da omosessuali, dai sinti e dai rom, da altre minoranze e dai deportati militari e politici.
A proposito delle conseguenze delle “leggi razziali”, dal volume pubblicato dal Cesp (Centro Studi per la Scuola Pubblica, nato nel 1999 per iniziativa di lavoratori della scuola di area Cobas) in occasione del Giorno della memoria 2015 leggiamo, in particolare per quanto riguarda la scuola: “Durante l’estate del 1938 il ministro Bottai inviò una circolare ai presidi e direttori didattici per avviare le prime procedure di censimento degli ebrei presenti tra i docenti, gli studenti e gli autori di libri di testo adottati dalle classi. Una procedura burocratica che, con tempi diversi, produsse tra settembre e novembre l’espulsione di 279 tra presidi e professori e di un numero ancora ignoto di maestre elementari, la cacciata di migliaia di studenti e la sostituzione di oltre un centinaio di libri scolastici già adottati”. In Germania, la segregazione degli ebrei tedeschi era già iniziata nel 1933.
Nel volume “Nei banchi del regime – Studiare nella scuola fascista” curato dalla sede bolognese del Cesp (www.cespbo.it), in cui troviamo interventi di Piero Fossati, Gianluca Gabrielli, Alberto Gagliardo, Fabio Targhetta su diverse tematiche legate alla “fascistizzazione” della scuola nel ventennio del regime, si fa esplicito riferimento anche alla nascita della “scuola di razza”.
Ma la ricorrenza del 27 gennaio serve anche per ricordare il ruolo di coloro che si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria incolumità hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Essendo la scuola il luogo più idoneo per trasmettere alle nuove generazioni l’importanza della memoria e per diffondere i valori contenuti nella Carta costituzionale e nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo, gli istituti di ogni ordine e grado sono invitati a dare ampio spazio a iniziative, cerimonie, momenti di riflessione (anche nei giorni successivi al 27 gennaio), al fine di mantenere vigile la memoria per impedire che la tragedia del nazi-fascismo e gli orrori delle deportazioni e dell’Olocausto possano ripetersi.
Anche quest’anno si è svolto il “Viaggio della memoria”, organizzato dal Miur in collaborazione con l’Ucei, l’Unione delle comunità ebraiche italiane: come ormai consuetudine, il Ministro dell’istruzione ha accompagnato (nei giorni 18 e 19 gennaio) in Polonia, per visitare alcuni “luoghi della memoria” (tra cui Auschwitz –Birkenau), duecento studenti – a loro volta affiancati da docenti – che si sono distinti per le loro attività sul tema della Shoah e che hanno potuto ascoltare il racconto di Andra e Tatiana Bucci e Sami Modiano, sopravvissuti allo sterminio.
Infatti, un forte impatto emotivo hanno gli incontri con persone che vissero quei tragici fatti e soprattutto le testimonianze dei sopravvissuti ai campi di sterminio o dei familiari di vittime delle persecuzioni. Ma nelle scuole possono essere organizzati momenti di riflessione anche tramite l’ausilio di testi storici e/o letterari che rimandano a quei tragici eventi, magari semplicemente attraverso la lettura in aula, ad esempio, di alcune pagine de “Il diario di Anna Frank” o dei versi introduttivi del romanzo “Se questo è un uomo” di Primo Levi, sopravvissuto alla deportazione nel campo di concentramento. L’importante è non far cadere nel silenzio il ricordo del genocidio nazista e le riflessioni sulle complicità.
Peraltro, in concomitanza con il “Giorno della memoria” avverrà la premiazione degli istituti scolastici proclamati vincitori del concorso “I giovani ricordano la Shoah”, promosso dal Miur in collaborazione con l’Ucei e rivolto agli alunni al fine di approfondire studi e ricerche.
Molte le iniziative che fanno riferimento alla ricorrenza del 27 gennaio. Anche la Rai prevede apposite programmazioni sulle proprie reti televisive e radiofoniche in relazione all’evento del 70° anniversario della liberazione dei superstiti del lager di Auschwitz (su un’ apposita pagina web informazioni, approfondimenti e video).
Partendo dalla considerazione che “chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo”, il ricordo dell’Olocausto rappresenta un monito per il presente ed il futuro (in un periodo in cui si diffondono tentativi di “revisionismo” che tendono a falsificare la drammatica storia che caratterizzò il periodo antecedente la II guerra mondiale, la Shoah, la Resistenza in Italia e in Europa) e permette di far maturare nei giovani un’etica della responsabilità individuale e collettiva, dando un contributo alla promozione di una cittadinanza attiva e consapevole ed alla realizzazione di una pacifica convivenza.
Volume: “Nei banchi del regime”
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