Leggo sulla “Tecnica” del 4 luglio l’intervento del vicedirettore Reginaldo Palermo che si sofferma sull’ormai noto caso dei tre in greco alla maturità al Foscarini di Venezia: “gli ispettori ministeriali – scrive – anziché dire, come sperava Giordano e come forse avrebbe voluto qualcuno a Viale Trastevere, che la commissione era stata troppo permissiva e che le studentesse si sarebbero meritate una bella bacchettata in piena regola, scrivono al Ministro e ammettono di non aver riscontrato irregolarità”.
Professor Palermo, a me risulta invece che compito degli ispettori era di valutare il corretto comportamento della docente e della commissione, non di giudicare se quest’ultima fosse stata più o meno “permissiva” o se le allieve meritassero “bacchettate”. Tant’è vero che – come la stampa riporta – nessuna irregolarità da parte della docente commissaria esterna è stata riscontrata, men che meno dovuta a precedenti attriti col commissario interno.
Dalla vicenda, ricavo solo che le scene mute all’orale delle tre studentesse con corollario di mazzi di fiori, giornalisti osannanti e articoli dai toni inquisitori verso una docente colpevole di “troppi tre” … null’altro hanno dimostrato se non l’ennesima occasione perduta (da molti media) di informare con dignità evitando di rovesciare sul mondo della scuola nuova melassa politicamente corretta, inutile e immotivata.
Quanto al giornalista Giordano, si è solo permesso di dire che il Re è nudo. Cioè che ai suoi / nostri tempi una scena muta “volontaria” all’orale si sarebbe conclusa con una solenne bocciatura. Difficile smentirlo.
Caterina Diemoz