11 studenti su 100 ripeterebbero il corso ma in un’altra scuola, 7 su 100 sceglierebbero un diverso indirizzo/corso della propria scuola e 27 su 100 cambierebbero sia scuola che indirizzo.
L’indagine annuale di AlmaDiploma, presentata stamane al ministero dell’Istruzione, non ammette repliche, considerato che ha coinvolto circa 40 mila diplomati a luglio 2014 di più di 300 istituti scolastici di Lazio, Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria.
Tuttavia il problema dei problemi è sempre l’orientamento, poco efficace all’uscita dal primo ciclo: gli oltre 6 milioni stanziati dal decreto Carrozza per il 2013 e 2014 sono risultati fondi insufficienti: in media sono arrivati circa 100 euro a scuola. Ma pesa anche una scelta compiuta troppo precocemente, quando i condizionamenti familiari e della rete di amicizie sono ancora rilevanti.
E per quale motivo i diplomati cambierebbero corso di studio? Il 41% di essi lo farebbe principalmente per studiare materie diverse, il 22% per compiere studi che preparino meglio al mondo del lavoro, il 15 per 100 per compiere studi più adatti in vista del successivo impegno universitario.
In ogni caso appena il 52% dei diplomati ha svolto uno stage previsto dai programmi scolastici, mentre gli stage sono relativamente rari (18% degli studenti) solo nei programmi didattici del liceo classico. Il 32% dei diplomati ha compiuto esperienze di studio all’estero, metà dei quali partecipando a programmi organizzati dal proprio Istituto (tali esperienze sono fondamentali per gli indirizzi linguistici, quali liceo linguistico e tecnico per periti aziendali e corrispondenti in lingue estere). Per le esperienze di studio all’estero organizzate dalla scuola, che nella maggior parte dei casi hanno durata al più settimanale, i Paesi di destinazione più frequenti risultano il Regno Unito (42% delle esperienze), la Francia (15%), l’Irlanda (12) e la Spagna (11).
In chiaroscuro anche le esperienze di “lavoro”. Il “lavoro” nel corso degli studi – che ha carattere prevalentemente stagionale o saltuario – ha coinvolto il 58% dei diplomati (il 71% dei diplomati negli indirizzi professionali, il 63% nei tecnici e solo il 50 nei licei). Elevata la quota dei diplomati professionali (18%) che nel corso degli studi superiori ha svolto attività di lavoro continuative – diverse dallo stage – durante il periodo scolastico (settembre-giugno).
I diplomati sono generalmente soddisfatti dei vari aspetti dell’esperienza scolastica – il 78% degli studenti riconosce competenza ai propri prof e il 92% ha avuto ottimi rapporti con i compagni.
«Ciò è il frutto di una scelta compiuta troppo precocemente» osserva Almadiploma secondo cui con un primo biennio comune e il corrispondente posticipo della scelta di indirizzo a 16 anni «si potrebbe verosimilmente abbattere questa quota consistente di “pentiti”».
La lingua inglese si conferma come la lingua straniera più diffusa tra i ragazzi: 52 diplomati su 100 dichiarano di avere una conoscenza «almeno buona» dell’inglese scritto. La conoscenza scritta del francese, dello spagnolo e del tedesco è decisamente più contenuta: i diplomati con conoscenza «almeno buona» sono rispettivamente il 14, il 12 e il 3%. Per quanto riguarda le competenze informatiche, la navigazione in internet è di gran lunga la più diffusa: la conoscenza di questo strumento è «almeno buona» per 86 diplomati su 100 e coinvolge nella stessa misura i diplomati di tutti i percorsi di studio. Tra i diplomati 2014, 9 studenti su 100 hanno conseguito la patente informatica europea (Ecdl).
Alla vigilia della conclusione delle Superiori 54 diplomati su 100 intendono iscriversi all’università, 21 pensano di cercare un lavoro, 7 ritengono di riuscire a coniugare entrambe le attività. Ma 15 diplomati su cento sono incerti sul loro futuro.
La quota dei diplomati incerti è particolarmente elevata (23%) nei Tecnici e nei Professionali (19%). I diplomi liceali preludono chiaramente allo studio universitario: l’86% dei diplomati nei licei classici, l’82% dei diplomati scientifici e il 73% dei linguistici intendono solo studiare. Per quanto riguarda le aspettative legate al futuro professionale, se i neodiplomati attribuiscono particolare importanza a stabilità del posto di lavoro, acquisizione di professionalità e possibilità di guadagno e carriera, mostrano, invece, scarso interesse per una professione coerente con gli studi e con i propri interessi culturali.