Attualità

Il 6 e poi il 9 agosto del 1945: “Il gran sole” di Hiroshima e Nagasaki

Forse a rendere più accettabile, ma pure più comprensibile, la distruzione causata dallo scoppio della bomba atomica, a Hiroshima prima e a Nagasaki dopo, ai ragazzi delle ultime classi della scuola primaria e della secondaria di Prima grado, potrebbe essere utile il libro di Karl Brückner, “Il gran sole di Hiroshima”. Narra la storia di Sadako, una bambina giapponese sopravvissuta all’esplosione nucleare del 6 agosto 1945. Ha 4 anni quando vede nel cielo di Hiroshima un bagliore così grande da sembrare un nuovo sole. Per la prima volta in un conflitto viene sganciata una bomba atomica sopra una città. Sadako e suo fratello Scigheo sopravvivono all’esplosione, ma porteranno addosso gli effetti malefici delle radiazioni. 

Citiamo quest’opera, vincitrice di tanti premi, per ricordare l’anniversario di quell’efferato bombardamento del 6 agosto e del 9 del 1945  che poteva essere evitato, considerato che il Giappone era ormai stremato e sulla via della resa. Una strage insensata e senza alcuna giustificazione né strategica, né politica, ma che procurò ancora altre miglia di morti.

In questi giorni in tutto il Giappone si ricorda quell’evento, il 79° anniversario della prima bomba atomica lanciata dal bombardiere B29 ‘Enola Gay’, causando la morte di circa 140.000 persone su una città ad opera degli Stati Uniti d’America.

Nel parco della “Memoria”, alle 8:15 del 6 agosto scorso, all’interno del parco che ospita il Memoriale della Pace, il rintocco della campana ha scandito quell’ora esatta di 79 anni fa.

Il 9 agosto, una seconda bomba venne sganciata su Nagasaki, decretando così la fine della Seconda guerra mondiale, con la resa incondizionata del Giappone. 
Secondo le cifre governative, alla fine di marzo vi erano 106.825 sopravvissuti ufficialmente riconosciuti a entrambi gli attacchi, ‘gli hibakusha’, con un’età media di poco superiore agli 85 anni. 

“Si consolida sempre di più una tendenza ad affidarsi alla forza militare per risolvere i problemi internazionali”, è sato detto durante la cerimonia del ricordo di quelle giornate, rammentando pure che una svolta, per le guerre ancora in corso come quella russo-ucraina e l’altra israelo-palestinese,   è possibile solo se i leader mondiali si siedono attorno a un tavolo per negoziati di pace con estrema determinazione”. 
Pur essendo l’unico paese vittima di un attacco atomico, inoltre, il Giappone non aderisce al trattato che vieta l’uso di armamenti nucleari, entrato in vigore nel marzo del 1970, sebbene continui a sostenere l’accordo sulla non proliferazione. 
Dice la Cei, su questo ulteriore anniversario che poco sembra avere insegnato all’umanità: “Non può essere solo un “anniversario” ma occasione di rinnovato impegno, preghiera e denuncia di fronte alla minaccia reale di uso delle bombe nucleari e al grande numero di bombe nucleari nel mondo, oltre 13.000, e alla presenza anche sul territorio italiano, a Ghedi (Bs) e ad Aviano (Pd) di alcune decine di testate, non italiane ma degli Usa. 

E oggi non possiamo dimenticare ciò che è accaduto nella notte tra il 6-7 agosto 2014. La grande avanzata dell’Isis (Daesh) nel nord dell’Iraq, oltre 100.000 persone in fuga dai vari villaggi e città. Disperazione, violenze, rapimenti, uccisioni. A pagare sono state le minoranze: i cristiani e anche gli yazidi, una piccola minoranza indifesa che vive nel nord dell’Iraq, principalmente nella provincia di Ninive. 

Sì, il 6 e il 9 agosto, non è solo un “anniversario”, un giorno di doverosa memoria, ma un giorno per rinnovare l’impegno di condanna alla guerra. A dire: basta”.

Pasquale Almirante

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