Quella di riportare tutti gli studenti scuola in presenza il 9 dicembre (anche se solo per pochi giorni prima delle festività di Natale) è più di un’ipotesi: nella giornata del 24 novembre, M5S e Italia Viva avrebbero dato un’accelerata alle loro richieste. Assieme al premier Giuseppe Conte e alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che da giorni opera per un ritorno in classe il più possibile ravvicinato degli studenti delle superiori, ma anche della seconda e terza media nelle zone più a rischio contagio da Covid-19.
La data ancora non è stata messa nell’agenda del governo, ma è probabile, scrivono le agenzie di stampa, che il tema venga affrontato nel vertice dei capi delegazione al più presto, forse già mercoledì 25 novembre.
“Il confronto nel governo è in corso e i ministri più prudenti non escludono che il via libera arrivi solo a gennaio: tutto dipenderà dall’evoluzione della curva nelle prossime settimane”, scrive l’Ansa.
La conferma che sia ancora tutto in ballo è anche nelle parole del ministro Roberto Speranza, intervenuto nella trasmissione di La7 Di martedì.
“Faremo il possibile per riaprire le scuole in dicembre, dobbiamo vedere il quadro epidemiologico, valutandolo giorno per giorno. Le scuole sono e restano una priorità assoluta per il governo”, ha ha detto il ministro della salute virando quindi sulla possibile riapertura delle scuole dopo la posizione di cautela maggiore condotta per mesi.
“Valutazioni in questo senso sono previste nei prossimi giorni”, ha concluso Speranza.
La maggior parte degli scienziati, del resto, sembrano sempre più propensi al ritorno alla didattica in presenza.
“La scuola anche nelle ultime analisi fatte si conferma contribuire in maniera assolutamente marginale alla curva di trasmissione di SarsCov2. La potenzialità di infettare sopra 10 anni è come negli adulti, mentre sotto i 10 anni è minore ma non assente”, ha ricordato Franco Locatelli durante la conferenza stampa al ministero della Salute.
Anche i contagi sembrano scendere: nell’ultimo giorno si sono contati 23.232 nuovi casi con 188.659 tamponi, con il tasso di positività sceso in modo considerevole (a 12,3). A salire, invece, è il numero di decessi:
Le regioni con più casi di contagi sono la Lombardia (4.886), il Lazio (2.509), l’Emilia-Romagna (2.501), il Veneto (2.194) e il Piemonte (2.070).
Nel frattempo, tornano a farsi sentire i promotori del ritorno in classe: il 25 novembre gli studenti del liceo Boccioni di Milano si collocheranno nel cortile per seguire le lezioni dal computer, dal tablet o dallo smartphone.
E stavolta con il consenso del preside. “I ragazzi – ha spiegato al Giorno la dirigente scolastica Giovanna Mezzatesta – mi hanno chiesto di poter fare lezione all’aperto per lanciare un messaggio: ‘Vogliamo essere a scuola’. E io ho detto sì: li appoggio”.
“Dico una frase provocatoria – ha continuato la preside -: vorrei che la scuola riaprisse il giorno prima delle Sale Bingo. La mia preoccupazione è che si riapra tutto e che ci si dimentichi della scuola, sempre la prima a essere sacrificata”.
L’istituto milanese ha 760 iscritti e solo una quindicina di loro parteciperanno al sit-in seduti in cortile “su una sedia alla giusta distanza” e con mascherina, ha precisato la dirigente scolastica.
Da lì seguiranno le lezioni di didattica a distanza. “Però essendo fisicamente a scuola. È un modo per dire ‘vogliamo esserci’. Con loro, in presenza, ci saranno anche tre professori” rispettivamente di italiano e latino, matematica e fisica, storia e filosofia. “Porteranno la solidarietà del Collegio docenti, che si è già pronunciato con una mozione a favore degli studenti”.
Ci sarà anche l’appoggio dei genitori, ha aggiunto la preside “”che porteranno un tè caldo”.
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