La scomparsa del bambino espressione di un contesto che ha perso il soggetto, riducendolo a oggetto, a pacco postale. L’esempio proviene, spesso da quei genitori che alimentano la diffusione di “Baby parking” e altro.
La scomparsa del bambino
“La scomparsa dell’infanzia”, titolo di un famoso lavoro di Postman, certificava la perdita di identità del bambino, dovuta soprattutto all’esposizione del mezzo televisivo. In questo contesto, però, manteneva il profilo di soggetto, di persona anche se alterata o “adultizzata”.
Attualmente assistiamo a un’involuzione, dove il bambino è sempre più inteso come un oggetto, un pacco postale. Purtroppo il macro-contesto che riduce tutto a oggetto, a merce di scambio, non poteva rimanere fuori dal rapporto genitori/figli.
Durante la settimana, per fondati motivi (=lavoro genitori), i nonni o le babysitter, depositano questo pacco in diversi ambienti (palestra, piscina…). Spesso queste attività sono intese come “riempitivi”. Non rientrano in un progetto pedagogico famigliare. La situazione limite è il parcheggio davanti al televisore o alla console giochi.
I centri commerciali e i ristoranti esempi preoccupanti
Se tutto questo, come scrivevo sopra, può avere in alcuni casi un senso, non si comprendono invece le scelte dei genitori di depositare nei fine settimana questi pacchi postali nei baby-parking, predisposti nei centri commerciali. La definizione di questi spazi definisce di per sé la natura degli ospiti: cose e non chi! Se questi spazi si diffondono significa che esiste una domanda. Commercialmente, quindi la loro presenza ha una logica. Preoccupa la testa dei genitori. Il peggiore esempio, si ha nei ristoranti, nelle pizzerie. Quando i bambini (a volte piccolissimi”) sono “parcheggiati” davanti al display di un tablet o smartphone, mentre i loro genitori possono consumare senza troppi fastidi il loro pasto.
Breve considerazione
I suddetti scenari si caratterizzano per assenza di dialogo, dove le parole e i discorsi aprono scenari emotivi e affettivi necessari per la costruzione del sé del bambino. A questo aggiungo la rinuncia ad una relazione autentica, fatta di “occhi negli occhi” (R. Cocciante) di sorrisi, di un tenersi mano nella mano e che trova il momento ideale per attuarsi nella ricorrente feria settimanale, cioè nel fine settimana. Se nella relazione genitori-figli questo manca o è fortemente penalizzato cosa resta? “Il trionfo della tecnica” che ha ridotto, per riprendere un’interessante riflessione di M. Heidegger, la persona a ente e oggetto. Pessima prospettiva!
Gianfranco Scialpi