Categorie: Attualità

Il basso livello di istruzione fa perdere 2 anni di vita

Un basso livello di istruzione, abbinato a difficoltà economiche e lavori di basso profilo, rappresentano condizioni socioeconomiche sfavorevoli che rubano anni di vita.

Incidono, eccome, nel ridurre, in media, l’aspettativa di vita di una persona: ben 2,1 anni (1,5 per le donne e 2,6 per gli uomini): un impatto simile a quello di altri noti fattori di rischio per la salute (dal diabete -3,9 anni, alla sedentarietà -2,4 anni).

La stima è stata pubblicata in un maxi-studio pubblicato sulla rivista Lancet e condotto nell’ambito del progetto Lifepath, finanziato dalla Commissione Europea.

Lifepath, spiega il coordinatore Paolo Vineis, dell’Imperial College Londra, consentirà anche di scoprire attraverso quali meccanismi biologici (ad esempio malfunzionamenti del sistema immunitario) una condizione socioeconomica svantaggiata logora la salute.

 

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Infatti, è sempre più evidente che chi ha scarso reddito e istruzione, lavoro di basso livello non solo ci perde in salute perché non ha gli strumenti (economici e non) per curarsi e prevenire le malattie, ma che altri fattori biologici entrino in gioco. Lo studio è stato condotto su più di 1,7 milioni di persone in Europa (Italia compresa) e in Usa il cui livello socioeconomico è stato misurato con scale ad hoc.

La salute del campione è stata monitorata per parecchi anni e si è potuto stimare il numero di anni mediamente persi per cattive condizioni socioeconomiche.

“Abbiamo scoperto che vivere in condizioni sociali ed economiche svantaggiate può costare caro quanto altri potenti fattori di rischio come fumo, obesità e ipertensione”, afferma la coordinatrice dello studio Silvia Stringhini del Policlinico Universitario di Losanna. Politiche mirate al miglioramento delle condizioni socioeconomiche degli individui, spiega, potrebbero salvare molte vite. Quindi, intervenire su fattori “a monte”, come il lavoro o l’istruzione, può avere una maggiore efficacia in termini di miglioramento della salute, rispetto a interventi “a valle”, focalizzati su singoli fattori di rischio come fumo e dieta. 

Alessandro Giuliani

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