“Siete in grado di rilasciare agli insegnanti un biglietto nominale con anagrafica e codice fiscale utile per la Docenti Card?”: è stata questa la domanda posta a tutti i musei di Milano per sapere se fossero a conoscenza delle precise disposizioni del Governo che riconosce fino 500 euro a ciascun docente per spese legate alla sua formazione professionale.
Ma a quanto sembra, racconta “Il Giornale”, i musei milanesi, e probabilmente anche i cinema e i teatri, non sanno che devono rilasciare un ticket anagrafico per la rendicontazione di fine anno.
E sembra pure che a primo attico, gli intervistati da Il Giornale, non si siano resi conto di cosa si trattasse e hannom risposto in maniera evasiva: “Noi non aderiamo”, “Mi coglie impreparata”, “Ma il bonus non è solo per gli studenti?”.
E il Miur in effetti, come sempre succede in questa Italia carlona e demagoga, non ha emanato nemmeno una circolare operativa a musei, cinema e teatri per avvisarli di ciò che aveva preparto, per cui ancora una volta non solo è inadempiente ma anche superficiale e vessatorio perché alla fine vuole il rendiconto per dare il bonus.
LA TECNICA DELLA SCUOLA E’ SOGGETTO ACCREDITATO DAL MIUR PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA E ORGANIZZA CORSI IN CUI È POSSIBILE SPENDERE IL BONUS.
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“Sul bonus di 500 euro la confusione è ancora alta – commenta qualche sindacalista. Essendo questo un anno di transizione, come modalità di erogazione, tutto si complica. Non essendoci ancora un ente gestore della Card, ci si attiene a qualche faq del Miur o a dichiarazione dei dirigenti ministeriali in materia di rendicontazione. In attesa del decreto che andava emanato entro il 23 novembre 2015”. Ma anche coi musei, scrive Il Giornale, le cose non cambiano.
“Abbiamo fatto un giro per i musei della città per vedere chi sa e chi non sa, chi si merita un dieci in pagella e chi invece deve recuperare. Il museo più preparato sulla questione sembra essere la Pinacoteca di Brera che, insieme al Cenacolo, è in grado di inserire l’anagrafica e il codice fiscale «solo se i docenti si presentano alla biglietteria con il decreto ministeriale firmato dal dirigente scolastico».
Se poi il professore insegna arte allora non paga.
Al Mudec, fiore all’occhiello della giunta Pisapia, il biglietto non è personale, ma contattando l’infoline si può attivare la procedura. Alla Triennale fanno invece sapere che “il museo, in vista della XXI Esposizione Internazionale, si sta attrezzando con il nuovo gestore della biglietteria alla produzione di scontrini nominali per il rimborso agli insegnanti”.
Il Poldi Pezzoli invia la fattura a casa su richiesta del docente che, a sua volta, deve fornire i dati anagrafici e il codice fiscale alla biglietteria.
E nei musei civici? Risponde il responsabile biglietteria del Castello Sforzesco: «Al desk non siamo in grado di rilasciare il biglietto nominale, ma con l’acquisto on line sì perché fa fede la ricevuta mentre l’ingresso gratuito è solo per i musei statali e non per quelli comunali».
« I musei del resto non possono fornire le risposte che il Miur non riesce ancora a dare… e continuano a rilasciare biglietti normali come del resto anche i cinema e i teatri, senza apporre né nominativi né codici fiscali. La legge parla di necessaria documentazione senza però precisare se fattura, ricevuta o scontrini»: afferma sempre il sindacalista
E allora come devono comportarsi i docenti? «Il consiglio è di conservare ticket, scontrini e fatture. Alle segreterie scolastiche toccherà l’onere della raccolta della documentazione mentre ai revisori dei conti l’onere di accertarne la validità. Se da qui alla fine dell’anno scolastico non arriveranno in merito chiarimenti univoci da parte del Miur, allora assisteremo alla solita babele e alle interpretazioni più fantasiose».
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