Il bonus? “Non lo accetteremo! Lo restituiremo o lo daremo agli alunni più bisognosi!”
Molti insegnanti, a partire da tanti nostri lettori che da anni ci seguono, non ne vogliono sapere di prendersi il cosiddetto premio previsto dalla riforma della Buona scuola per quelli che saranno giudicati migliori nei propri istituti.
Anche “La Repubblica” lo scrive e anche noi lo sottoscriviamo sulla base di alcune lettere che abbiamo ricevuto da parte di docenti “indignati” per questa sorta di pagella e di graduatoria alla quale si dovranno sottoporre.
Da Bologna, scrive il quotidiano, monta la protesta. Una contestazione che parte dalla periferia, dall’istituto comprensivo cittadino più grande, il numero 14, a Borgo Panigale e Casteldebole: cinque elementari, le medie Volta, 1.358 alunni, il 28 per cento stranieri, 177 insegnanti. Qui giovedì scorso, all’ultimo collegio dei docenti, in 72 hanno firmato la “dichiarazione di indisponibilità a ricevere il bonus”.
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“Siamo contrari al sistema di valutazione introdotto dalla legge 107 perché comporta uno sterile aumento della competizione individuale tra gli insegnanti – si legge nel documento dell’Ic 14 – determina una forte gerarchizzazione e aziendalizzazione della scuola pubblica e spinge i docenti a uniformare la didattica”. Una protesta che si sta allargando a macchia d’olio anche in altre scuole, come alle primarie Romagnoli e Longhena, a Monte San Pietro, all’istituto Aldrovandi-Rubbiani.
All’istituto comprensivo 20, in Santo Stefano, la richiesta dei docenti è di dare il premio a tutti, in “modo egualitario, anche perché i criteri per la distribuzione sono usciti ad anno scolastico finito”. Al tecnico agrario Serpieri, dove è stato deciso che chi vuole il premio deve fare domanda entro fine mese, una quindicina di docenti hanno deciso, in assemblea sindacale, di fare appello ai colleghi: “Non presentatela”.
I motivi di contrarietà stanno nella “concezione aziendalistica della scuola pubblica che la riforma introduce” e in un premio “che indebolisce la concezione cooperativa alla base della scuola della Repubblica, introduce criteri contrari al la libertà di insegnamento”. Insomma, sì alla valutazione, ma non così. “La nostra è una scelta di coerenza – spiega la docente dell’Ic 14 Romana Veronesi – Non ci sottraiamo al giudizio, i dirigenti già ora possono dire se uno lavora bene o male oppure venga un esperto in classe mentre facciamo lezione. Vogliamo che questi soldi vadano a migliorare la scuola, a sostegno degli alunni più deboli”.
Il Governo ha stanziato 200 milioni per i bonus affidando a comitati di valutazione, dove siedono docenti, studenti e genitori, di stabilire i criteri e poi affidare l’ultima parola ai presidi. Il fondo ancora non è stato distribuito, si stima dai 15 ai 26mila euro a istituto, per un bonus da 500 sino a 1.500 euro. Le regole per assegnare il bonus sono le più diverse, una giungla: dai questionari compilati dagli studenti, agli incarichi extra, ma anche la segnalazione di colleghi e genitori, definita “inquietante” dai prof.
“Un meccanismo sbagliato perché mette i docenti uno contro l’altro”, ci scrive una docente, e “che umilia sia chi lo prende e sia chi ne rimarrà escluso”.
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