Ma Polillo dice pure: “Per evitare l’aumento delle ore in cattedra per i docenti dovevamo trovare una copertura alternativa, il nocciolo della questione era quello. E ci siamo riusciti”. E in un’intervista al Mattino ha anche dichiarato: “E’ passato al tavolo con i relatori della maggioranza il principio che ogni ministero non può scaricare i problemi di risorse sui dicasteri limitrofi”. Si resta alle 18 ore quindi ”anche perché il ministero dell’Istruzione ha accettato il principio e taglierà i 150-200 milioni di mancato introito per garantire il mantenimento del saldo della manovra. L’orario non aumenterà, posso dirlo almeno a questo punto con un gran margine di sicurezza”.
Tuttavia Profumo, sul possibile aumento delle ore, parla di ipotesi priva di fondamento, ma ha proposto che i risparmi siano spalmati sugli altri ministeri. Ma che c’entrano gli alti ministeri se quei soldi li deve uscire il Miur, come tutti, compreso i relatori della commissione finanze, continuano a dire?
E se il ministero del Tesoro insiste su questo dato, il Pd riprende la via della barricata dopo essersi esposto notevolmente sul no all’aumento a 24 dell’orario di cattedra.
E infatti il presidente dei deputati Democratici, Dario Franceschini, ha detto: “Nessuna possibilità che ritornino le 24 ore per gli insegnanti. Mancherebbero i voti del Pd per approvare la legge di stabilità.”
E Pier Paolo Baretta, capogruppo Pd nella commissione Bilancio e relatore del Ddl Stabilità: “Come relatore non darò in alcun modo il mio assenso alle norme che aumentano le ore di lavoro degli insegnanti. Le preoccupazioni del mondo della scuola, dopo che ieri è tornata a circolare l’ipotesi dell’aumento del loro orario a 24 ore a parità di salario, sono condivisibili e devono trovare risposte definitive”.
Ma che farà se qualcosa dovesse mettersi di traverso?
Tuttavia non crediamo che i prof possano dormire sonni tranquilli dal momento che il dado è tratto, nel senso che la discussione si è avviata sull’ipotesi di aumentare le ore e quindi prima o dopo qualcosa sul questo ostico e scivoloso versante si verificherà, anche perché il ministro Profumo ha alitato parole che possono sembrare neutre ma che tali, a guarda bene, non sono:”Non faremo l’intervento nella legge di stabilità, però si è aperta la discussione su questo tema e insieme alle componenti della scuola, le parti sociali e i partiti avvieremo un ragionamento di come dovrà essere la figura dell’insegnante del futuro”. E come dovrà essere l’insegnante del futuro? Secondo il ministro Profumo “l’insegnante avrà ancora un ruolo importante nelle relazioni dirette con gli studenti e, quindi, nelle ore di lezione in classe, ma dovrà anche avere una presenza diversa all’interno della scuola. Questo, fare una scuola più moderna, è ciò che ci chiedono gli studenti”.
Che significato possa avere “una presenza diversa all’interno della scuola” lo lasciamo all’interpretazione di ciascuno, ma non crediamo che possa rivelare altro se non un aumento, forse anche meno doloroso, delle ore di lezione: vuoi per i corsi di recupero, vuoi per attività di supporto, vuoi anche per didattiche di sostegno alla dispersione. Il Rubicone è stato attraversato, attendiamo le sorprese di pasqua.
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