Per essere un bravo insegnante non basta l’amore per la propria professione, ma a questo va aggiunto l’impegno, affinché tale carica interiore vada sostenuta e perfezionata con rigore, studio e coinvolgimento personale, qualificandosi nel pieno possesso di modalità operative e conoscitive.
Il docente professionalmente qualificato deve possedere un elevato livello di competenza pedagogica, come risultato di una dosata combinazione fra conoscenze teoriche ed attività operative. Una combinazione capace di includere quella giusta riflessività che permetta di costruire l’azione educativa. In poche parole possiamo sintetizzare quanto detto con un aforisma di Ralph Waldo Emerson “Un educatore è un uomo che rende facili le cose difficili“.
In tale aforisma si può interpretare che i bravi insegnanti devono essere in grado di indirizzare le loro energie su questioni fondamentali, quelle che fanno la vera differenza per i loro studenti. I bravi insegnanti devono saper guidare e motivare i propri alunni, stabilendo in modo chiaro gli obiettivi di apprendimento all’inizio della lezione, facendo il riepilogo alla fine, e dando istruzioni chiare per i compiti a casa.
I bravi insegnanti devono far capire agli alunni come la lezione si inserisca all’interno del programma complessivo, fornendogli il relativo feedback sulla loro progressione di apprendimento.
I bravi insegnanti devono essere flessibili in classe e fuori. I bravi insegnanti devono essere aperti alle innovazioni tecnologie applicate alla didattica e saper risolvere i nuovi problemi per far fronte alle diverse situazioni.
I bravi insegnanti devono dire con chiarezza ciò che si aspettano in termini di comportamento e di rendimento, facendo un contratto con gli alunni, in cui stabilire chiari confini per ciò che è ammesso. I bravi insegnanti devono saper fare lavoro di squadra nelle attività progettuali.
I bravi insegnanti devono sapersi organizzare, attraverso una dialettica costruttiva e propositiva, quando non si trovano d’accordo con logiche selettive errate, irregolari e poco trasparenti, come quelle subite nella prova preselettiva dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici, progettata e gestita da chi, probabilmente, non conosceva a fondo la qualità comunicativa e la professionalità didattico-organizzativa del bravo insegnante.